Room

L'Oscar a Brie Larson mi pare eccessivo. L'unica performance concorrente che ho visto al momento è quella di Charlotte Rampling in 45 anni, che avrei preferito, e mi mancano cose come Carol con Cate Blanchett e Brooklyn con Saoirse Ronan. Le altre tre nomination, erano per il film, la regia (Lenny Abrahamson) e la sceneggiatura non originale (Emma Donoghue). Mi sarebbe sembrato più giusto premiare Abrahamson (*) o la Donoghue.

Ho sentito commenti sull'eccessività della storia raccontata che meritano una puntualizzazione. La sceneggiatura è basata su un romanzo della stessa Donoghue che a sua volta è basato su fatti realmente accaduti, che però sono stati molto semplificati, probabilmente proprio per ridurre l'impatto emotivo sul lettore e poi sullo spettatore. Altrimenti sarebbe venuto un qualcosa più adatto al genere horror.

La regia ha seguito lo spirito della sceneggiatura, evitando le maggiori truculenze grazie anche all'idea di seguire il punto di vista di Jack (Jacob Tremblay) un bimbo di cinque anni (**) che ha passato tutta la sua vita in una stanza, che lui non sa essere un capanno nel cortile di una casetta, e che pensa essere l'intero mondo. Concetto che gli ha passato la mamma, Joy (Larson), con l'evidente scopo di non farlo uscire matto sin da piccolo. Lei, Joy, si trova lì da sette anni, rapita da un disadattato quando ancora era una ragazzetta. Il vecchio Nick (Sean Bridgers) di tanto in tanto arriva, abusa di lei, lascia qualcosa da mangiare, qualche genere di prima utilità, e se ne va. La prima parte del film è dunque uno studio sulla relazione madre/figlio in un contesto a dir poco asfissiante, in cui la figura paterna ha la peggior connotazione che ci si possa immaginare.

Ci si sarebbe potuti aspettare che il film finisse con la liberazione dei due, ma Donoghue/Abrahamson hanno voluto osare di più e, coraggiosamente, nella seconda parte affrontano il problema di cosa succede dopo. Jack che deve fare i conti con il mondo reale, con tutte le difficoltà che ci sono, e che noi facciamo fatica a anche solo a immaginare, avendole diluite in decenni di esperienza. Cose come affrontare una scala, guardare da una finestra ad un piano elevato, o anche solo parlare con una persona estranea. E Joy si ritrova a dover riprendere il filo di una vita interrotta anni prima, e fare i conti con un passato che lei aveva mitizzato, anche per mantenere un briciolo di lucidità mentale, e che scopre non essere poi così idilliaco.

Pur essendo un film con la testa in Europa, tendenza Irlanda, credo che per motivi commerciali il cast sia stato scelto praticamente tutto tra Canada (***) e Stati Uniti. Ad esempio si i genitori di Joy sono interpretati da Joan Allen e William H. Macy.

(*) Credo che questo sia da considerarsi come suo quinto lungometraggio nel senso corrente del termine. Prima di questo, io ho visto solo Frank. Molto interessante.
(**) L'attore è un po' più grandicello.
(***) Dove si è trasferita e vive la Donoghue.

2 commenti:

  1. Lo vedrò in settimana... So già che mi travolgerà

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    1. Se non hai un cuore di pietra, potresti aver ragione. Sii preparato! ;-)

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