Qualche passaggio scricchiola un po' (*) ma, paradossalmente per una serie basata sulla logica, in questa puntata la ragione viene messa in secondo piano dal sentimento, ed è con quella chiave di lettura, così ostica per il suo protagonista, che va affrontata.
Sapevamo già, dalla puntata scorsa, che il problema finale (**) sarebbe stato legato a Eurus (Sian Brooke), la più giovane della famiglia Holmes, di cui nulla Sherlock (Benedict Cumberbatch) si ricordava e di cui nulla Mycroft (Mark Gatiss) avrebbe voluto dire.
Sherlock e John Watson (Martin Freeman) concepiscono un piano per far saltare l'equilibrio nervoso al solitamente imperturbabile più astuto fratello Holmes, così da spingerlo a rivelare la verità. I fatti relativi a Eurus sono così spaventosi che Mycroft può narrarne solo il minimo indispensabile, aggiungendo qualche piccolo dettaglio quando necessario, senza che al fratellino o a John vengano sospetti.
Lo sviluppo spiega molto di quanto era poco chiaro nelle precedenti puntate, ma anche punti corposi, come l'apparentemente inspiegabile capacità di Jim Moriarty (Andrew Scott) di colpire Sherlock nei punti più deboli (***), sbiadiscono di fronte a quello che è il punto chiave, la spiegazione di come mai Sherlock sia così ossessionato dal risolvere misteri polizieschi, e perché faccia così fatica a legarsi con altre persone.
Il finale di puntata è congegnato in modo tale da reggere benissimo come finale di serie (ohimé), ma lasciare comunque la porta aperta a possibili sviluppi. Magari un episodio speciale, di tanto in tanto, possiamo pure sperare di ritrovarcelo nella calza della befana.
(*) Ad esempio la scena dell'esplosione. Difficile credere che nessuno dei personaggi coinvolti non riporti almeno una qualche lieve ferita, si sia rotto un qualche osso, strappato un muscolo.
(**) The final problem, che secondo Conan Doyle avrebbe dovuto essere la scontro finale con Moriarty, in questa versione firmata da Mark Gatiss e Steven Moffat consumato ne Le cascate di Reichenbach.
(***) Al punto che mi aveva fatto pensare alla bislacca ipotesi che fosse proprio Jim il terzo fratello Holmes. Sembrava anche a me quasi impossibile, e infatti. In un certo senso, però, Jim era stato plagiato da Eurus, diventando una specie di sua longa manus, e quindi, per interposta persona, la lotta tra Sherlock e Jim era davvero una lotta fratricida.
Nessun commento:
Posta un commento