Non si può scappare dal proprio destino, spiega un antico racconto arabo in cui un mercante si prende il disturbo di scappare a Samara per evitare la morte, per poi scoprire che la morte lo aspettava proprio lì. A Sherlock Holmes (Benedict Cumberbatch) quella storia non è mai piaciuta (*), e ben si può capire perché, essendo lui così razionalizzatore e incapace di accettare quel che accade. Alla base di tutto ci deve essere un trauma infantile, come più volte accennato in passato, chissà se ne sapremo di più in questa stagione.
Comunque, fatto buffo per una prima donna del suo calibro, non è Sherlock al centro di questa puntata, e quindi non è lui nemmeno il riferimento principale della storia del mercante, bensì Mary Watson (Amanda Abbington), che fa muovere gran parte dell'azione e lascia Sherlock e il marito John (Martin Freeman) il compito di rincorrerla.
Come spiegato nello speciale dell'anno scorso, Sherlock è stato scelto come volontario per una missione suicida ma richiamato immediatamente indietro per fronteggiare il ritorno di Jim Moriarty (Andrew Scott), che però è molto morto e non si capisce bene cosa possa aver ordito in queste condizioni.
La soluzione di Sherlock è di aspettare la mossa, per quanto postuma, del suo arcinemico. E mentre lo fa, per passatempo, risolve una caterva di casi minori, dei quali, sfortunatamente, abbiamo solo rapidi accenni. In parallelo, Mary e John hanno una bimba, Rosamund Mary, di cui Sherlock diventa malvolentieri padrino, e che cerca inutilmente di introdurre alle delizie della logica.
E infine il gioco ha inizio. In un primo tempo sembra assumere le sembianze de I sei Napoleoni (**), poi succedono cose strane, a rompere i busti della Thatcher risulta essere un tal Ajay (Sacha Dhawan) cambia le carte, essendo egli nientemeno che un compagno di rischi della Mary pre-John della quale non sappiano niente. Ajay dice qualcosa, in particolare di essere molto arrabbiato con Mary. E questo è solo l'inizio di una serie di eventi che porteranno ad un presumibile tragico finale.
Non ci si poteva aspettare che la prima puntata della stagione chiarisse molto, ma qui siamo andati addirittura nella direzione opposta. Succede qualcosa di molto sorprendente, di cui parlerò fra poco, giusto per dare il tempo a chi non abbia ancora visto l'episodio di chiudere la pagina. Ma, anche se non abbiamo ancora visto in azione il cattivo del momento (***), abbiamo accumulato molti altri piccoli particolari su cui mediare.
Tornando al punto chiave, che chi non sa già sarebbe meglio se continuasse a non saperlo, Mary muore nel finale. Il che causa una rottura tra Sherlock e John. Da chiedersi però se davvero Mary è morta o se i Watson hanno agito in concerto per fingere la dipartita di lei. Potrebbe infatti essere un parallelo con la caduta di Reichenbach, e alcune cosucce che dice Mary (°) lasciano aperte entrambe le strade.
(*) Mentre era piaciuta molto a Roberto Vecchioni, che l'ha adattata in canzone, Samarcanda, title track del suo album del 1977.
(**) Vedasi la bella versione Granada con Jeremy Brett.
(***) Trailer BBC ci hanno già rivelato che è interpretato da un minaccioso Toby Jones.
(°) Dice a Sherlock che hanno pareggiato il conto, come quando lei ha sparato a lui. Ma noi sappiamo che in quel caso lui non è morto. E poi quel continuo reiterare nel messaggio-testamento al fatto che lei è morta, o potrebbe esserlo.
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