Ultimo episodio della terza stagione Granada su Sherlock Holmes, con Jeremy Brett nei panni del protagonista. Alla regia c'è David Carson, che già aveva diretto pregevoli precendenti puntate, come Il cerimoniale dei Musgrave o Il carbonchio azzurro che ha una struttura molto simile al racconto corrente.
Anche qui c'è infatti un malfattore che nasconde qualcosa da qualche parte, e poi deve faticare non poco per cercare di recuperarla. Purtroppo per lui, la sua ricerca viene notata prima da Scotland Yard, poi da Holmes (e in questo caso anche da altri), il che lo porta alla rovina. Le differenze sono comunque tali da lasciare il piacere di vedere entrambe le variazioni.
La parte dei cattivi tocca a nostri connazionali. Tale Beppo (Emil Wolk) ha infatti rubato qualcosa, ma per far ciò ha anche pestato i piedi ad una famiglia piuttosto mafiosa, i Venucci. Non solo, ha pure sedotto e abbandonato Lucrezia (Marina Sirtis), scatenando le ire del fratello Pietro (Vincenzo Nicoli), e poi la reazione del capofamiglia (Steve Plytas).
Si parla molto in italiano (*), dunque, e un po' anche in tedesco, perché Beppo lavora per tal Mendelstam (Vernon Dobtcheff) che mescola l'inglese alla sua lingua natia. Non mi pare di aver notato una tal commistione babelica di lingue in precedenti episodi.
Toccante il finale in cui l'ispettore Lestrade (Colin Jeavons) ammette per una volta la sincera ammirazione per Holmes da parte sua e di tutta Scotland Yard, e questi, colto di sorpresa, lascia vedere quanto questo lo emozioni.
(*) Anche Holmes, nel finale, azzarda qualche parola nella nostra lingua.
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