Sherlock Holmes (Jeremy Brett) è proprio messo male in questo episodio (*). Depresso e malridotto viene praticamente costretto dal dottor Watson (Edward Hardwicke) a prendersi un periodo di assoluto riposo. Per questo scopo viene scelta la placida, per quanto aspra, Cornovaglia.
Ma figuriamoci se non si presenta un caso pure lì. I due londinesi sono immediatamente agganciati da un curato di campagna che funge da contraltare irrazionalista all'approccio sherlockiano. Succede infatti che una donna muore e due suoi fratelli sono ridotti alla demenza da quello che sembra un attacco di panico causato da un immane spavento. Il giorno dopo toccherà al quarto fratello, che era scampato al primo attacco abbandonando la congrega giusto in tempo, morire nello stesso modo.
Il pastore ritene che tutto ciò sia opera del diavolo. L'investigazione privata porterà a scoprire che si è trattato solo del suo piede, nel senso della radice di un erba africana praticamente ignota in Europa che, bruciata, causa terribili allucinazioni. Holmes eviterà di dare il suo parere alle autorità locali, anche se ha lasciato loro un paio di dritte che avrebbero potuto guidarli sulla giusta strada, sia perché esplicitamente invitato a stare fuori dall'indagine ufficiale, sia perché ha uno dei suoi rari, ma poi non così infrequenti, momenti di simpatia nei confronti di alcuni perpetratori.
Da notare che evidentemente Holmes mente quando dice di non essersi mai innamorato e di essere semplicemente nel campo delle ipotesi quando cerca di immedesimarsi in chi agisca scorrettamente in seguito alla passione. Bisognerebbe accennare al nome di Irene Adler e valutare la sua reazione. Ma sarebbe una inutile crudeltà.
L'uso di una misteriosa erba africana permette a Patrick Gowers di variare il tema musicale introducendo una vena tribale. Le percussioni sono un tocco decisamente troppo esplicito, e forse sarebbe stato meglio evitarle.
Brett è evidentemente sciupato in questa puntata e, purtroppo, non è solo caratterizzazione.
(*) Primo del secondo blocco, denominato "Il ritorno" e diviso in due annate con in mezzo uno speciale di lunghezza doppia. Nel canone ufficiale di Sir Arthur Conan Doyle, fa parte della più tarda collezione "L'ultimo saluto". Tra le poche le differenze nelle due versioni, spicca che per Granada qui Holmes dice addio (o almeno ci prova) alla sua dipendenza da cocaina, che assume per endovenosa in soluzione (sette per cento), esemplificata dal suo sotterrare una siringa.
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