Confessioni di una mente pericolosa

La sceneggiatura (Charlie Kaufman) è basata sulla autobiografia non autorizzata (sic) di Chuck Barris, nome che a noi dice poco, ma che conosciamo indirettamente in quanto è colui che ha inventato il format di alcuni tra i programmi televisivi più deprimenti nella storia dell'umanità, quali The dating game (*) e The gong show (**).

Barris è un nome noto negli USA, i diritti cinematografici per la sua storia saranno costati un botto, e quindi non aveva molto senso farne un film indipendente, che non sarebbe riuscito a rientrare nelle spese. D'altro canto la storia è così assurda che difficilmente si potevano trovare produttori disposti a rischiare le cifre ingenti di un film mainstream. Questo ha comportato una gestazione travagliata fino alla decisione di affidare la regia al debuttante di lusso George Clooney. Scelta che si è dimostrata arrischiata per l'equilibrio del racconto, ma che ha permesso di ottenere un cast a supporto di tutto rispetto, in quanto in molti hanno partecipato per amicizia, accettando un compenso relativamente modesto.

In pratica Barris sostiene di essere stato reclutato dalla CIA per uccidere in giro per il mondo, e di aver colpito una trentina di volte prima di essere messo a riposo. Il che si sposa piuttosto male con la sua carriera di produttore televisivo. La scelta della sceneggiatura, e sopratutto della regia, è quella di dargli corda, raccontare la storia come se fosse plausibile, e lasciare allo spettatore il compito di decidere cosa ne vuole pensare. Siamo un po' a metà strada tra la scelta di Ron Howard per A beautiful mind, e quella di Peter Weir per The way back. Nel primo è chiaro, almeno da un certo punto in avanti, che il protagonista ha problemi mentali, e che non possiamo fidarci di quello che viene narrato seguendo la sua prospettiva. Nel secondo non ci viene dato praticamente nessun indizio sulla falsità della storia e viene lasciato tutto allo spettatore l'onere di informarsi su cosa ci sia dietro.

Ci viene detto che Chuck ha un solo grande interesse nella vita, le donne. O meglio, fare sesso con le donne. Lo vediamo ragazzetto (Michael Cera) approcciare disastrosamente sue coetanee e poi, più adulto (Sam Rockwell), scegliere la sua vita in base alle probabilità di andare a segno. Finisce dunque per produrre spettacoli televisivi. Nel passare da donna in donna, incontra Debbie (Maggie Gyllenhaal) che condivide l'appartamento con Penny (Drew Barrymore), tipetta bizzarra con cui Chuck finirà per avere una lunghissima per quanto anomala relazione.

Sta ancora lottando per emergere quando viene contattato da un losco figuro, Jim Byrd (lo stesso Clooney), che lo convince a partecipare ad un bizzarro corso per assassini e poi lo manda in Messico ad uccidere un tale per conto del governo. Tornato dalla missione, scopre che Penny ha avuto una svolta hippy e che il suo Dating Game ha fortunosamente ottenuto il via libera per la produzione. Nonostante questo Jim gli tiene gli occhi addosso, anzi, quando scopre che il programma ha successo, suggerisce a Chuck di introdurre una variazione che gli permetterà di usarlo come copertura per missioni all'estero.

Però nemmeno il KGB scherza, e ci viene suggerito che pure loro usino il programma di Chuck per i loro scopi. Vediamo infatti che in una puntata la tipa sceglie il suo compagno scartando nientemeno che Brad Pitt e Matt Damon per favorire quello che scopriremo essere un agente doppiogiochista. Tra i colleghi di Chuck facciamo la conoscenza della letale Patricia (Julia Roberts) e del disilluso Keeler (Rutger Hauer). I due sembrano una copia in negativo di Penny e Chuck, e forse non è un caso che Chuck li debba eliminare per potersi sposare con Penny.

Lo stile della narrazione è in una via di mezzo tra quello dei fratelli Coen e di Steven Soderbergh (che è tra i produttori). Meglio andrà quando Clooney riuscirà a fare a meno di modelli altrui e userà le sue capacità. Vedasi Le idi di marzo.

(*) Da noi noto come Il gioco delle coppie, anche perché il termine "date" era, e credo continui ad essere, praticamente intraducibile.
(**) Molto simile al nostro La corrida, che però è precedente.

2 commenti:

  1. Ricordo quando lo vidi... Pensa che non sapevo che fosse di George Clooney!

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    1. Io invece ci sono arrivato con una dozzina d'anni di ritardo. In compenso ho avuto tempo di informarmi sulla sua storia produttiva ;-)

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