Trash

In principio era il romanzo omonimo, scritto da Andy Mulligan e pensato per un pubblico molto giovanile. Tre ragazzini che campano miserevolmente ai margini di Rio de Janeiro si trovano al centro di un'intrigo hitchcockiano della mala politica locale.

L'improbo compito di trasformarlo in un film che non risulti troppo imbarazzante allo spettatore occidentale è stato affidato a Richard Curtis, sceneggiatura, e Stephen Daldry, regia. Niente meno. Ci sono riusciti? Abbastanza. La lievità della scrittura e lo sguardo attento di Daldry hanno fatto quello che hanno potuto, ma non mi è stato facile immedesimarmi nei tre giovanissimi protagonisti. Per mia fortuna la mia vita è stata, relativamente parlando, una passeggiata rispetto alla loro.

Forse sarei riuscito a seguirlo meglio se si fosse dato più spazio alla trama adulta, rappresentata da un prete che segue la comunità locale, Padre Juilliard (Martin Sheen) e dalla missionaria (*) che l'affianca, Olivia (Rooney Mara), che si vedono contrapposti ad uno spregevole poliziotto José Angelo (Wagner Moura).

Ma non è che a Daldry abbia mai cercato di rendere facile la vita al suo pubblico. E poi il risultato sarebbe stato, oltre che un tradimento sostanziale del testo di partenza, molto meno interessante.

(*) Invero non ho capito bene a che titolo fosse presente nella baraccopoli. Per quel che ne so, potrebbe essere stata una ricercatrice universitaria che stava facendo un qualche studio sui nativi.

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