John Halder (Viggo Mortensen) è tutto sommato una brava persona presa nel fuoco incrociato delle circostanze. Forse per fargli andare meglio le cose sarebbe bastato che se fosse riuscito a trovare una diversa soluzione al problema della demenza senile di sua madre (Gemma Jones). Vediamo infatti che la sua presenza in casa Halder complica la relazione di John con sua moglie, che a sua volta sembra essere incapace di gestire situazioni troppo complicate.
John, pur non essendo interessato alla politica, reputa il nazismo una disgrazia, e spera che si tratti di un malanno passeggero della società. Preferisce così accontentarsi del suo posto di assistente all'università, in attesa di tempi migliori. Maurice Glückstein (Jason Isaacs *), suo amico di vecchia data che gli offre anche supporto psicologico, è meno ottimista sulla faccenda. Anche perché, essendo di origine ebraica, vive direttamente sulla sua pelle la pressione del momento.
Succede poi che John venga convocato da Philipp Bouhler (Mark Strong), capo della cancelleria (**) del führer. Anni prima, John ha scritto un romanzetto di poche pretese, che però adombrava l'uso dell'eutanasia in un caso molto particolare. La sua prosa piace a Hitler, e così viene scelto per scrivere un testo propagandistico sull'opportunità, ben più generalizzata, della pratica. C'è solo un piccolo intoppo, la mancanza della tessera di partito. Era stato facile per John resistere allo suocero che gli aveva più volte prospettato l'utilità della cosa, non trova però le parole per spiegare a Bouhler la sua avversione al nazismo. Succede così che viene presentato a Freddie (Steven Mackintosh), un alto papavero delle SS, che lo arruola nell'organizzazione, assicurandogli che si tratta di una affiliazione puramente simbolica.
I vantaggi della sua nuova posizione sono immediati. Fa carriera all'università, si separa dalla moglie, e convive con Anne (Jodie Whittaker), procace sua ex studentessa. Ma non riesce a tacitare la sua coscienza, anche perché ha sotto gli occhi la parabola negativa di Maurice. Il suo turbamento interiore trova sfogo in una specie di sogni ad occhi aperti (***), in cui gli pare che la gente che ha attorno di metta a cantare brani di Gustav Mahler.
John non riesce a salvare Maurice (°), si accorge tardivamente di quanto Anne sia un abisso di vacuità, e si trova ingabbiato nell'assurda macchina autodistruttiva del nazismo. Tocco finale, giunto in un campo di sterminio alla ricerca disperata del suo amico, scopre che la realtà supera la sua ossessione, e assiste incredulo allo spettacolo di un orchestra di internati costretti a suonare mentre attorno avviene la tragedia.
Non sono ben sicuro di cosa non mi convinca nel film. La sceneggiatura basata sull'omonima pièce teatrale di C. P. Taylor, mi è sembrata forzata in qualche passaggio. Nonostante il cast sia notevole e funzioni bene, non sono rimasto colpito da nessuna scena in particolare. Magari ci sarebbe voluto un regista dalla mano più decisa, Vicente Amorim ci mette tanta buona volontà ma non direi che lasci il segno.
(*) Hello!
(**) Bouhler è un personaggio storico che ha realmente occupato quella posizione. Molto vicino a Hitler, è considerato tra i principali responsabili per la famigerata Aktion T4, il programma nazista per l'eliminazione fisica di persone con handicap.
(***) Che mi hanno ricordato quelli di Selma, la protagonista di Dancer in the dark di Lars von Trier.
(°) Forse salva un suo omonimo che si trova nel momento giusto al posto giusto, e per il quale potrebbe aver avuto valore la locuzione nomen omen, visto che Glück significa (anche) fortuna.
forse sarà perché il Viggo ha sempre la stessa espressione?
RispondiEliminastia scopando o stia in fila alla stazione ha sempre la stessa faccia...
Ora che me lo fai notare ...
EliminaPenso che l'idea fosse quella di trasferire nel personaggio l'ignavia di quella parte della popolazione tedesca che ha accettato il nazismo pensando che fosse un male tutto sommato accettabile.
E l'appeal di quel vizio capitale è davvero molto scarso.