Gone baby gone

Dopo essermi visto The town m'è venuta la curiosità di vedermi anche il primo lungometraggio diretto (e co-sceneggiato) da Ben Affleck. In breve, questa storia è più convincente (merito del romanzo originale su cui è basata, immagino) e di conseguenza il risultato complessivo mi sembra superiore.

Bruttarello il titolo, sembra quello di una canzonetta pop, ma la responsabilità cade sul romanziere Dennis Lehane. In italiano al romanzo è stato cambiato titolo, probabilmente perché ritenuto non adatto al tono del racconto investigativo-delinquenziale, e questo mi ha causato un bizzarro equivoco. Più il film procedeva e più mi pareva di sapere dove si andasse a parare. Sulle prime pensavo si trattasse di una storia non particolarmente originale, pur narrata con un taglio personale, solo alla fine mi sono accorto che era tratta da un libro che avevo letto. L'effeto deja vù ha trovato così una spiegazione soddisfacente.

Per motivi personali non ho potuto dunque godermi appieno la trama investigativa, che però non è male. Abbiamo un mistero, una indagine che arriva ad una soluzione, per quanto insoddisfacente, una nuova indagine che getta una nuova chiave interpretativa su quello che avevamo visto nella prima ora, e una nuova soluzione, anch'essa non particolarmente soddisfacente ma vera - per quanto ne possiamo capire.

Ho comunque apprezzato il lato emozionale della vicenda, che tocca elementi molto sensibili, su tutti cosa sia "giusto" e cosa "sbagliato" e sull'impossibilità pratica di dividere il bene dal male. Diversamente da The town qui non ci sono personaggi in bianco e nero, abbiamo solo tante variazioni di tonalità sul grigio. Il protagonista sarà alla fine chiamato a fare una scelta tra due mali, e dovrà capire (kantianamente mi verrebbe da dire) dove lo guidi la legge morale che ha dentro di sé.

Narratore della vicenda e protagonista è un investigatore privato (Casey Affleck, fratello giovane del regista) ben lontano dagli stereotipi hard boiled: è un giovinetto acqua e sapone, si occupa di casi di ben poco spessore e ha per partner nel lavoro la stessa che ha nella vita (Michelle Monaghan, parte secondaria ma ben recitata). La scena iniziale, oltre a inquadrare la vicenda, mi è sembrata un atto di amore del regista per Boston, girata con il cuore in mano. Mi ha fatto pensare a Manhattan di Allen, anche se qui Affleck ci fa vedere una parte di città molto meno raccomandabile, ma mantenendo lo stesso grado di affetto. E vien da dire, buoni tutti ad amare Manhattan. Ma come dice il protagonista, ci sono cose che uno non sceglie, la famiglia, il quartiere dove si nasce.

Cast di tutto rispetto, Morgan Freeman è a capo della squadra che si occupa dei reati contro i minori, Ed Harris è tra i suoi sottoposti.

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