La migliore offerta

Il protagonista di una storia di Achille Campanile si portava dietro una borsa in cui accumulava una quantità di cose che, pensava, una volta o l'altra gli sarebbero tornate utili. Col passare del tempo la borsa diventava sempre più pesante, e il proprietario si rendeva conto di non usarne mai il contenuto. Eppure non riusciva a distaccarsi da quel fardello. Finché un giorno ebbe, come spesso capita ai personaggi di questo Autore, un lampo di imbecillità che lo salvò. Lasciò cadere la borsa e chiese a un tizio che gli stava a fianco "scusi, le è caduta questa borsa?". Il tale, pensando di essere molto astuto, disse di sì e se ne impossessò. Il nostro se ne andò via leggero e felice, lasciando al furbastro l'onere di trascinare in giro per la città la sua collezione di inutilità.

Ne La migliore offerta di Giuseppe Tornatore succede qualcosa del genere, anche se la storia non viene narrata col gusto umoristico e paradossale di Campanile, ma piuttosto come un thriller a cui viene lasciato allo spettatore, come semplice esercizio, l'incombenza di rimontare dettagli e indizi per ottenere la versione completa.

Impossibile dunque entrare nei dettagli del film, senza rovinare al possibile futuro spettatore il piacere dell'inesistente terzo tempo, quando sarà lui a costruirsi da sé lo spiegone. Restando molto sul vago, si parla di un antiquario (Geoffrey Rush) eccellente nel suo lavoro ma incapace di relazioni umane, al punto di non sapere se il suo fedele factotum, che lo segue da una vita, sia sposato o meno. Ha un solo "amico", un pittore fallito (Donald Sutherland) che gli fa da complice quando vuole ottenere, sottopagandolo, un pezzo eccellente per la sua collezione privata di ritratti femminili che, col passare degli anni, ha assunto dimensioni spaventose e valore incalcolabile. In modo bizzarro entra in contatto con una giovane donna (Sylvia Hoeks, olandese sinora ignota fuori dal suo Paese, direi) che pare avere un problema mentale simile al suo, oltre ad avere bisogno del suo aiuto per liberarsi dell'ingombrante raccolta di famiglia. Tra quelle anticaglie, ad attirare l'attenzione dell'antiquario ci sono ingranaggi di un qualche antico macchinario. Questo lo porta a consultare il terzo polo maschile del film, un esperto di meccanica (Jim Sturgess) e donnaiolo, che userà entrambi i suoi doni per rispondere alla domande che gli saranno poste.

Occorre ricordarsi che la storia è raccontata seguendo la struttura del thriller, e dunque conviene non sbilanciarsi nel trarre conclusioni prima del finale, altrimenti si corre il rischio di mal interpretare alcuni passaggi che possono sembrare debolezze di sceneggiatura o di regia. Al contrario, la sceneggiatura è molto interessante, ed è messa su schermo con gran mestiere da Tornatore.

Ottimo cast, gran cura posta in tutti i dettagli, bella colonna sonora di Ennio Morricone (anche se non la metterei tra le sue più riuscite). Tra le cose migliori dell'anno.

4 commenti:

  1. Direi che è il miglior film italiano della stagione; ammesso che possa essere definito ITALIANO quando tutto il cast è anglosassone

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    1. A me non dispiace l'uso di un cast internazionale (Geoffrey Rush è australiano, Donald Sutherland canadese, Jim Sturgess inglese, Sylvia Hoeks olandese, Liya Kebede etiopica - forse considerabile francese), e penso che possa essere tranquillamente definito italiano perché evidente opera di Tornatore.

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  2. A me è piaciuto soprattutto per l'assenza di gente italiana nel cast e per l'aria quasi hitchcockiana che si respira per tutta la durata della pellicola.
    Il miglior film italiano della stagione, concordo!

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    1. Mi sembra che a Marco non sia rimasto particolarmente convinto dal cast non-italiano, per te, invece, quello è un punto di forza della pellicola. E' proprio vero che ognuno la pensa a modo suo :D

      Anche se direi che siamo tutti e tre d'accordo sul valore del risultato.

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