Peter Bogdanovich è tornato al lavoro come regista, con ben due film, uno drammatico che dovrebbe uscire quest'anno, e una commedia prevista per il 2014. Il suo periodo d'oro sono stati gli anni settanta, e L'ultimo spettacolo il suo titolo più noto. Ai tempi fece un grande scalpore un po' in tutto il mondo, da noi un cantautore cinefilo come Roberto Vecchioni diede ad una tra le sue più belle canzoni lo stesso titolo di questo film.
La polvere (ne gira molta nel film) posata sulla pellicola nel corso degli anni rende la visione meno affascinante, ma comunque ancora interessante.
Al centro della narrazione c'è un periodo storico, i primi anni cinquanta, visti dal regista come momento di passaggio tra un passato quasi mitologico e un futuro che lascia aspettare poco di buono. La vecchia guardia è rappresentata principalmente da Sam, proprietario dei luoghi di intrattenimento del posto (un decrepito paesino nel nulla texano), una trattoria, una fatiscente sala da biliardo, un cinemino malandato. Interpretazione considerata da oscar per Ben Johnson (veterano del western, basti ricordare Il mucchio selvaggio, di un paio d'anni precedente) di un personaggio che vive nel passato, la cui scomparsa sarà il fattore principale del cambiamento, che si risolverà però in un falso movimento (tanto per citare Wim Wenders che, in Paris, Texas, passerà anni dopo nelle vicinanze).
Tra i giovani spicca il personaggio di Sonny (Timothy Bottoms non al suo meglio, e spaventosamente simile a George W. Bush), ragazzetto svogliato, non sa bene che fare della sua vita, finirà probabilmente per diventare un Sam in piccolo. Amico di Duane (Jeff Bridges, il dude al suo primo ruolo importante, nominato all'oscar), figaccione locale, di cui invidia la fidanzata, al cui confronto la sua non regge, e dunque la molla, per diventar l'amante della moglie dell'allenatore del college, una povera donna disperata (Cloris Leachman, oscar per questa caratterizzazione drammatica, pochi anni dopo dimostrerà la sua verve comica in Frankestein Junior, come la spaventevole Frau Blücher) che mollerà rudemente quando la (ormai ex) fidanzata (Cybill Shepherd - primo film per lei, e una tra le sue cose migliori) del suo amico diventa disponibile.
Curioso che il film sia girato in tutto e per tutto come se fosse una pellicola anni cinquanta, a partire dal bianco e nero sgranato. Differenza sostanziale, sesso e nudità, la cui rappresentazione esplicita non avrebbe passato i ferrei limiti di quegli anni.
Io ne sono rimasto affascinato, e solo dopo un tentativo andato a male. Direi che le scene sul cinema che sta per chiudere valgono l'intero film.
RispondiElimina