Si tratta ovviamente del seguito di Alice in Wonderland (2010), per opera della stessa sceneggiatrice (*), anche se la regia non è più nelle mani di Tim Burton (**) ma in quelle di James Bobin (***). Il cast principale è lo stesso, la principale aggiunta è quella di Sacha Baron Cohen nei panni del tempo. Come ci si può aspettare, il risultato è meno burtoniano e più disneyano, fortunatamente nel senso più moderno del termine.
Questa volta il prologo è diviso in due. Prima c'è una parte da Pirati dei Caraibi, completamente fuori luogo e che ha il solo scopo di farci vedere quanto Alice (Mia Wasikowska) sia cresciuta, allineandosi a quello che è il modello standard proposto oggidì alle giovani donne, una mascolinizzazione del ruolo che a me lascia alquanto perplesso. Poi c'è un duplicato del prologo della prima puntata, in cui nuovamente Alice deve scontrarsi con la subalternità che le convenzioni d'epoca (°) le offrivano. A mio parere, eliminando completamente questa parte, o almeno riducendola al minimo indispensabile, si sarebbe fatto un buon servizio alla struttura del racconto.
Ancora una volta Alice fugge da una realtà che non le piace per rifugiarsi in un mondo di fantasia, il sottomondo, basato sulla fervida immaginazione di Lewis Carroll (°°). Qui scopre che il cappellaio matto (Johnny Depp) è ammattito, nel senso che ha cambiato la sua stravaganza. Ovvero, in termini un po' più moderni, si è depresso. Una scoperta casuale gli ha portato alla memoria un dolente trauma del passato, e ora smania per ritrovare la sua famiglia che, come lui stesso aveva detto ad Alice, era stata sterminata quando lui era ancora un bimbetto. Sarebbe una cosa impossibile, che è proprio quello che Alice sa fare meglio, da cui le sue aspettative nei confronti della sua amica di un altra mondo.
Vista l'incapacità del cappellaio di affrontare la realtà (°°°), la regina bianca, Mirana (Anne Hathaway) indica ad Alice una possibilità, per quanto assurda, di risolvere il problema. Alice dovrà farsi cedere dal Tempo in persona (Baron Cohen) la cronosfera, con questa viaggiare nel tempo e cercare di cambiare il passato.
Complicazione aggiuntiva, anche la regina di cuori, Iracebeth (Helena Bonham Carter) è sulle tracce della cronosfera per suoi motivi.
Ancora più complicato, in parallelo ai problemi del sottomondo, Alice cerca pure di risolvere quelli che ha nel suo mondo. La vediamo così affrontare un medico che ispira ben poca fiducia (Andrew Scott), il suo sciocco ex-spasimante e ora datore di lavoro, Hamish (Leo Bill), e i pregiudizi di sua madre (Lindsay Duncan).
A mio parere, troppa carne al fuoco. La gran quantità di temi stipati nelle due ore scarse di pellicola mi ha fatto pensare e Pan ma qui, per fortuna della Disney e di noi spettatori, si evita la catastrofe. Ma non la noia, almeno in alcuni passaggi.
Tra la miriade di riferimenti ad altro ho notato, con un certo dispiacere, quello alla serie del Dottor Who, anche se la cronosfera usata da Alice sembra essere più figlia dell'immaginazione di HG Wells con la sua macchina del tempo così ottocentesca.
Nonostante tutte le mie perplessità, l'impianto del racconto non mi è dispiaciuto. Ho apprezzato la scarsa rigidezza nella caratterizzazione dei personaggi, cosa che probabilmente sarebbe sembrata inconcepibile a zio Walt, ma qui non c'è un vero cattivo. Il Tempo fa solo il suo lavoro e, anzi, cerca di evitare che Alice causi una inutile catastrofe pensando di fare la cosa giusta. La regina di cuori, che pure è di una insensitività quasi assoluta nei confronti di chiunque, ha una qualche ragione da parte sua. La regina bianca, così eterea, nasconde nel suo passato una macchia, piccolina finché si vuole ma foriera di grossi pasticci.
(*) La disneyana Linda Woolverton.
(**) Che però è tra i produttori.
(***) Altro disneyano di ferro, vedasi il reboot dei Muppet nei due episodi del 2011 e 2014, che però nel passato ha una collaborazione con Sasha Baron Cohen, periodo Ali G.
(°) Questa volta più correttamente rappresentata, o meglio abbozzata, come ottocentesca, in piena rivoluzione industriale.
(°°) Anche se resta solo un'aria di familiarità. Praticamente ogni riferimento al secondo libro delle avventure di Alice è destituito di fondamento.
(°°°) Del tutto comprensibile nel suo caso, trattandosi di un personaggio considerato matto anche nel suo mondo fantastico.
Non l'ho trovato eccezionale, ma nel complesso molto godibile
RispondiEliminaSono quasi d'accordo. Toglierei solo il "molto".
EliminaNota a margine, sono rimasto basito dal comportamento del pubblico, non ho potuto fare a meno di notare che alcuni spettatori guardavano il film con un occhio mentre l'altro era dedicato allo smartphone.