Hugo Cabret

Preso per la coda, nel senso di ripresa nelle sale in seguito al meritato successo agli Oscar, credo che sia un titolo che varrebbe la pena di vedere in 3D (ma anche in due dimensioni ha reso bene), nel senso che Martin Scorsese ha usato la tecnologia funzionalmente al racconto, e non ce l'ha sparata dentro per moda.

Una nota sugli Oscar, fa piacere e mi sembra molto giusto quello a Ferretti-Lo Schiavo, in particolare per la bella ricostruzione degli Studi Méliès, ragionevole quello agli effetti visuali, non capisco bene il senso di quelli all'editazione e missaggio del sonoro, che non mi ha particolarmente colpito. Anche se devo ammettere che, causa allergia primaverile, un orecchio tappato potrebbe essere la ragione del mio mancato apprezzamento.

Restando in tema musicale, la colonna sonora originale non mi è sembrata un granché, anche se il giudizio complessivo non è negativo grazie alle integrazioni a base di musica del periodo, tra cui un paio di Gnossienne di Erik Satie.

Svariati i temi trattati nelle due ore abbondanti della pellicola, che pure sono filate via senza intoppi. In breve, si tratta del racconto romanzato della vita di uno dei padri del cinema, Georges Méliès (Ben Kingsley), vista dal punto di vista di un ragazzino (Asa Butterfield), solo al mondo dopo la morte del padre (Jude Law). L'ambiente dominante è la stazione ferroviaria parigina in cui l'orfanello vive in bilico tra Copperfield (non il mago) e Senza famiglia, in una perenne schermaglia col capostazione (Sacha Baron Cohen). Altri personaggi rilevanti sono un'altra orfanella (Chloë Grace Moretz), adottata dai Méliès, e un oscuro libraio dal buon cuore (Christopher Lee).

La storia viene raccontata sullo stile delle comiche mute, ci viene anche vedere la classica scena di Harold Lloyd (non il mio favorito del periodo) che resta appeso alle lancette di un orologio, che Hugo citerà più avanti. Il personaggio di Baron Cohen, poliziotto antipatico che tampina il vagabondo, sembra preso di peso dalle comiche di Charlot, con la variante che è lui, e non il vagabondo, a innamorarsi della bella fioraia. Altre citazioni sparse al cinema anche europeo, soprattutto tedesco direi, del periodo.

Una chiave per accedere nei meandri del film ... oh bella, è proprio una chiave, che rappresenta il sentimento e, per renderlo ben chiaro anche allo spettatore più distratto, è proprio a forma di cuore. Del resto anche i meandri del film sono resi con i meandri della stazione, in cui Hugo si muove nel suo invisibile lavoro di cui tutti hanno bisogno ma a cui nessuno fa caso. Un po' troppo pleonastico lo Scorsese, potrebbe chiosare qualcuno, ma direi che l'impostazione del film e la generale distrazione del pubblico cosiddetto adulto, proteggono il regista da questa critica.

La metafora può essere applicata ai film, che vengono dunque visti come macchinari complessi (fuori contesto, ma non ho potuto fare a meno di pensare ad Effetto notte), che devono essere oliati e muoversi con precisione. Ma questo non basta, serve una chiave che li faccia partire. Se manca, anche l'automa più complesso non è altro che un triste ammasso di ferraglie.

Ma la si può applicare anche alle persone. Anche la persona migliore, senza un cuore, non è che poco più di niente.

4 commenti:

  1. avendo visto il film sia in 3D che nella versione 2D posso dire NON CI SONO DIFFERENZE SOSTANZIALI
    aggiungo che in quella stazione si respira uno stile harrypotteresco: la troupe tutta anglosassone (e la stessa stazione è stata creata a Pinewood) e in particolare, ci sono FRANCES DE LA TOUR (la preside di Beauxbatons) e RICHARDS GRIFFITHS (zio Vernon)

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    1. Ah ecco, mi sembravano visi noti, grazie per l'integrazione! L'atmosfera potteriana m'è sfuggita, ho pensato di più a film dickensiani (l'Oliver Twist di Polanski, ad esempio, anche grazie a Kingsley) e a Moulin rouge!, chissà perché - forse per la ricostruzione di una Parigi con occhi da turista.
      Non sono un gran fan del 3D, e ora che ci penso non ho ancora visto nulla in quel formato. Però ho avuto l'impressione che ci sarebbe stato bene in certe scene (l'incubo premonitore, su tutte, ma anche l'inseguimento nelle viscere della stazione), e che il 3D sia stato sfruttato per aggiungere senso. Insomma, mi capitasse di vedere un film 3D, spero che si tratti di questo titolo, o qualcosa di paragonabile, piuttosto che la riedizione retrofittata di Star Wars.

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  2. Beati voi...Uno che l'ha visto in tutte le dimensioni, l'altro che non ha visto forse nemmeno Avatar con gli occhialini. Io me lo sono perso, perché volevo ostinatamente vedere certe scene in 3-D. Scorsese poi che omaggia così il cinema non è da sottovalutare, e gli Oscar minori sono solo in omaggio.

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    1. Confermo, visione bidimensionale (oltre che tardiva e poco convinta) anche per Avatar.

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