Emotivi anonimi

Commedia romantica canonica in salsa franco-belga. Lui (Benoît Poelvoorde), lei (Isabelle Carré), 'o malamente (l'incapacità relazionale dei protagonisti), una serie di circostanze, in genere buffe ma con qualche spina, che impediscono temporaneamente la formazione della coppia.

Scritto e diretto da Jean-Pierre Améris, che dimostra di avere buone idee nel campo ma una certa difficoltà a far riuscire la ciambella col buco. Fortuna che la scelta del cast è stata fatta con attenzione. E fortuna anche che ci si è limitati a una durata di 80 minuti, se mancano le idee, meglio limitarsi all'essenziale che rischiare di annoiare lo spettatore.

Spesso le commedie romantiche giocano sulla contrapposizione di caratteri (lei vivace, lui introverso ...). Qui, invece, i due hanno lo stesso problema, una timidezza patologica che li spinge ad una serie di piccole catastrofi (sfiorano anche le grosse, ma ne escono con leggerezza) del tipo: lei vorrebbe lavorare come ciocciolatiera nella cioccolateria di lui, si presenta al colloquio che però è per una venditrice, non riesce a spiegare l'equivoco e si trova ad essere assunta per un lavoro per cui non ha alcuna attitudine. D'altro canto, ad assumerla è stato lui, che ha percepito l'interesse di lei per il cioccolato, ma non è riuscito a farle un vero colloquio perché è suonato il telefono (!), cosa che l'ha mandato in pallone. Inoltre, la fatica di fare un colloquio è stata tale da spingerlo a cancellare tutti gli altri, ed è stato quindi gioco-forza assumere l'unica scrutinata.

Restando in tema con la sceneggiatura, direi che il punto debole del film è la mancanza di fiducia di Améris nei propri mezzi. Mi è parso infatti che si sia appoggiato ad altri titoli, quasi come per avere un supporto. Meglio avrebbe fatto a rischiare qualcosa di più e staccarsi dai suoi modelli. Se il riferimento a Chocolat è più nel tema che nello svolgimento, il riferimento a Il favoloso mondo di Amélie risulta dall'approccio ad alcune scene che ricordano il realismo magico di Jean-Pierre Jeunet, ma che non reggono il paragone - ah, nota anche la presenza di Lorella Cravotta, qui cioccolataia, là mamma della protagonista. C'è anche un riferimento che a me è sembrato piuttosto marcato alle commedie romantiche inglesi con Hugh Grant (i quattro matrimoni, Notting Hill, ...).

Sul versante positivo farei pesare le notazioni non banali sulle difficoltà dei protagonisti, e certe battute piuttosto acuminate sia dei protagonisti sia dei personaggi minori. Ad esempio, notevole quella dell'alticcio portiere dell'albergo che invita lui a non sprecare la sua occasione con lei: "Non la faccia andare via. È la donna della sua vita. Si vede." "Davvero?" "Mhm. O forse no. Ma la solitudine è molto peggio."

2 commenti:

  1. piccolo film, ma non meno bello per questo
    ho apprezzato la leggerezza dei dialoghi e soprattutto il FINALE (stanno per sposarsi, ma...)

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    1. Piaciuto anche a me, con qualche riserva secondaria. Credo che vada sottolineato il merito dei protagonisti nel rendere al meglio la sceneggiatura.
      Hai ragione, bello il finale, dove si vede che avere lo stesso carattere può anche essere un vantaggio, visto che Lui sa quasi esattamente dove è Lei e cosa pensa in quel momento, e sa come agire.

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