I più grandi di tutti

Pluto, rock band di successo nei circuiti alternativi anni novanta, si è sciolta nel nulla. Ai nostri giorni, il frontman Mao (Marco Cocci) fa il barista part time, e si arrangia in qualche modo; la bassista Sabrina (Claudia Pandolfi) è una ex-tossica che cerca di avere una relazione "normale" (con Franz, del duo Ale & Franz); Rino (Dario Cappanera - Kappa), chitarra, lavora in fabbrica; Loris (Alessandro Roja), batteria, si è sposato, ha un figlio, fa qualche lavoretto saltuario.

Quest'ultimo, un giorno, viene contattato da un ex-fan, diventato giornalista musicale grazie al patrimonio di famiglia (la madre è interpretata da Catherine Spaak, il collaboratore è Francesco Di Gesù, ovvero Frankie HI-NRG MC - particine minime per entrambi), che vuole organizzare una intervista sponsorizzata dal suo giornale, a cui dovrebbe seguire pure una serie di concerti.

Da questa premessa parte una specie di mockumentary alla This is Spinal tap di Rob Reiner, che però si mantiene più nei canoni della narrativa cinematografica canonica, seguendo prevalentemente il punto di vista del batterista e dalla sua vicenda familiare.

Il risultato è divertente, soprattutto sul lato musicale, vedasi il falso videoclip creato per l'occasione:

Regia e sceneggiatura sono di Carlo Virzì (fratello di Paolo), con l'aiuto alla scrittura di Andrea Agnello e Francesco Lagi, e proseguono sul doppio binario della narrazione quasi-documentaristica della reunion, e sul versante classico del percorso personale del batterista, che alla fine risulta essere il personaggio di cui sappiamo di più.

Direi che è proprio questa duplicità la maggior debolezza della narrazione, non arrivando a chiudere narrativamente praticamente nessuno dei filoni aperti.

Avrebbe giovato al progetto anche un diverso casting, in particolare quel maschiaccio di Sabrina mi pare troppo ingentilito nell'interpretazione della Pandolfi (che pur non è una gentil pulzella). Il batterista stesso, perno della storia, non mi convince nell'interpretazione di Roja. È un ruolo che richiede uno strano miscuglio di carisma, lentezza mentale, tendenza alla depressione, e potenzialità creativa, che non è facile da rendere. Ci avrei visto bene Valerio Mastandrea, per intendersi.

Ben scelti invece Marco Cocci, che interpreta ottimamente un cantante alla Piero Pelù, e Dario Cappanera, aiutato anche dal fatto che il personaggio è molto vicino al suo mondo. Gli screzi fra i due fanno ancora pensare ai Litfiba e alle tensioni tra Ghigo e Pelù.

Divertenti gli accenni ai veri protagonisti del mondo musicale italiano nel corso del film, con micropartecipazioni sui titoli di coda di Baustelle, Litfiba, Irene Grandi, Vasco Rossi, e Tre allegri ragazzi morti.

2 commenti:

  1. (clamorosamente OT)
    ho visto NELLA CASA sabato 4 ultimo scorso e ho raccolto la conseguente discussione in pizzeria in apposito post

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    1. Si potrebbe spericolatamente proporre un parallelo tra i due film. Qui i protagonisti usano la musica per evadere dalla realtà e crearsi un mondo parallelo in cui sono felici. Là usano la letteratura. In entrambi i casi non direi che va a finire bene per nessuno (anche se qui lo si nota di meno).

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