Il rosso e il blu

Il confronto con Detachment e Monsieur Lazhar mi dice che forse Giuseppe Piccioni (regista e co-sceneggiatore) avrebbe fatto meglio a focalizzare maggiormente il racconto, magari trascurando qualcuna delle molte trame secondarie.

Credo che al carattere dispersivo del film abbia contribuito la fonte originaria, il libro omonimo di Marco Lodoli, che è strutturato come una raccolta di quadretti autoconclusivi. La profonda rielaborazione del materiale ha mantenuto, probabilmente intenzionalmente, una struttura sbarazzina che, se ha il pregio di far scorrere i canonici cento minuti con gran scioltezza, mi ha anche lasciato una certa insoddisfazione quando, scorsi i titoli di coda, mi sono chiesto quale fosse il succo della storia.

La storia è ambientata in una scuola superiore romana, e dà spazio in particolare a tre personaggi, la preside dell'istituto (Margherita Buy), un giovin supplente d'italiano (Riccardo Scamarcio), un vecchio insegnante di storia dell'arte (Roberto Herlitzka). Ognuno dei tre ha un proprio metodo per affrontare lo sfacelo delle scuola italiana, e ognuno sembra molto convinto delle proprie ragioni. Però finiranno tutti e tre per cambiare idea, almeno parzialmente.

Sia per le battute, sia per l'interpretazione è la parte di Roberto Herlitzka che domina sulle altre, ed è un peccato che non abbia avuto maggiore spazio. Ad esempio, il tempo dedicato al marito della preside (Gene Gnocchi) m'è sembrato del tutto inutile, sarebbero bastate un paio di battute all'interno di un qualche dialogo per chiarire che la Buy era sposata senza gran trasporto.

Bella la colonna sonora, anche se, come la narrazione, patisce un po' il fatto che ad ogni brano non viene lasciato il modo di essere gustato appieno. Qui il paragone mi è venuto con Nella casa di Ozon, che del resto è anche in un certo moto attinente come soggetto, dove il rapporto con la musica è stato progettato con più cura.

I brani originali sono firmati da Ratchev & Carratello, integrati da brani classici (associati al personaggio di Herlitzka), e da almeno un paio di composizioni di Ludovico Einaudi.

4 commenti:

  1. Nella mia vita precedente ho insegnato e (ahimè) sono stato più Herlitzka che Scamarcio, anche esteriormente; questo mi permette di afferrare molte sfumature nel film e di apprezzarlo
    però qualcuno può spiegarmi perché il supplente di italiano si dedica prima a Leopardi e POI a Foscolo? forse è la riforma della Gelmini a capovolgere l'ordine cronologico?

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    1. Escludendo l'ipotesi più semplice (debolezza di sceneggiatura), si potrebbe pensare ad una caratterizzazione del personaggio. La preside trova conforto nei regolamenti, il professore ritiene inutile qualunque insegnamento, il supplente sperimenta non tenendo in gran conto il programma.
      Chissà, forse il professore da giovane era proprio come il supplente (vedi la foto da giovane che tiene nel cassetto, e l'accenno della storia per entrambi con una studentessa). E magari è proprio per questo che inizialmente gli è così antipatico.

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  2. in effetti c'è la scena del consgilio degli insegnanti dove a mio avviso Herlitka parla in modo da far capire che anche lui da giovane era stato come Scamarcio.
    Non ho apprezzato la parte dell'ipotetica storia del prof con l'allieva problematica (mi disturbano parecchio queste cose), ma per il resto mi è piaciuto abbastanza, alcuen situazioni le ho viste realmente seppur trasposte nel contesto della scuola materna...

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    1. Pare anche a me che il professore si rispecchi nel supplente, ma direi che la cosa è più suggerita che detta, lasciando allo spettatore la libertà di tirare le sue conclusioni.
      Credo tu ti riferisca al rapporto tra supplente e studentessa, ma non capisco che cosa ti disturbi. Il docente non abusa della sua posizione, è decisamente la studentessa che prende l'iniziativa e lui fa di tutto (riuscendoci, direi) per mantenere la relazione in un ambito accettabile.

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