La regola del silenzio - The company you keep

Il pregio principale del film mi pare sia quello di parlare di un aspetto ben poco noto della storia americana recente. Almeno, io non avevo idea del fatto che anche negli USA sia esistito negli anni settanta qualcosa di paragonabile ai gruppi terroristi di ispirazione comunista che abbiamo avuto in quel periodo in Europa, cose come la tedesca Rote Armee Fraction, le Brigate Rosse italiane, la Action Directe francese.

La Weather Underground americana poteva contare su meno persone, e direi che è stata meno virulenta. Da quel che ho visto in rete, mi pare di aver capito che i fatti di sangue siano stati molto ridotti, il principale sarebbe l'uccisione di due poliziotti in seguito ad una rapina fallita, avvenuta inoltre quando ormai la banda si era già ufficiosamente disciolta.

Se non se ne sa molto, mi sembra che sia anche perché gli americani non ne parlino volentieri. Si noti che questo film, nonostante la parata di stelle, non ha avuto una ampia distribuzione in patria, finendo per fare due terzi dell'incasso all'estero. Fra l'altro è stato distribuito prima in Italia che in America, caso decisamente raro.

La regia (Robert Redford) è basata su di una sceneggiatura (Lem Dobbs) tratta da un romanzo (Neil Gordon) che non segue praticamente nulla dei fatti reali, ma crea una storia che ne potrebbe essere verosimilmente correlata. Siamo ai giorni nostri, una ex associata al gruppo (Susan Sarandon) non ne può più della clandestinità e decide che sia tempo di farsi un po' di galera. Un giornalista locale (Shia LaBeouf) fiuta la possibilità di farsi un nome e, usando metodi ben poco ortodossi, riesce a scoprire che un avvocato poco appariscente, vagamente legato ai fatti (Robert Redford), è in realtà un pesce grosso del gruppo sotto falso nome. Nonostante i dubbi del suo capo (Stanley Tucci), il giornalista si butta a peso morto nell'indagine, tra l'altro usando in maniera poco elegante le soffiate di una sua ex (Anna Kendrick) che ora lavora per l'FBI, e che ha per capo (Terrence Howard) proprio colui che segue il caso.

L'avvocato riesce a sfuggire all'arresto, lascia la figlia undicenne al fratello (Chris Cooper), e parte alla ricerca della sua ex (Julie Christie) l'unica che potrebbe togliergli le castagne dal fuoco. Un suo vecchio amico (Nick Nolte) lo metterà sulla strada giusta, che passa per un professore universitario pacifista (Richard Jenkins) che ancora è arrabbiato con i dissidenti estremisti, ma che gli trova il contatto giusto (Sam Elliott).

Giornalista e avvocato arriveranno quasi assieme al nodo centrale dell'azione, rappresentato dal poliziotto che per primo indagò sulla tragica rapina (Brendan Gleeson) e sua figlia (Brit Marling).

Il film dovrebbe essere evitato da chi pensa che un ultrasettantenne possa essere il protagonista credibile di un film d'azione. Nel caso ci si rivolga a prodotti come i mercenari di Stallone. Qui, invece, come è ragionevole aspettarsi, al fuggitivo viene un mezzo accidente al sol vedere un poliziotto, anche se questi non ha niente a che vedere col suo caso, e quando viene costretto a correre, dopo poco resta senza fiato.

2 commenti:

  1. Cast spettacolare (c'è persino brit marling, che mi piace parecchio).
    Comunque, sui gruppi di ispirazione comunista con intenti dinamitardi, se ti va, prova a leggere Pastorale Americana. Secondo me è un capolavoro.

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    1. Per qualche strano motivo non ho letto niente di Philip Roth, ho visto solo un paio di film tratti da suoi romanzi (fra l'altro, stanno girando anche una versione di Pastorale americana). Sarà il caso di rimediare, grazie per la segnalazione.

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