Questi due episodi vedono alla regia Carl Franklin ma, come al solito, non è che il regista abbia molta voce in capitolo. Il tono della narrazione si mantiene nei canoni impostati da David Fincher nei primi due capitoli.
Il diabolico piano di Francis (Kevin Spacey) viene finalmente esplicitato. Il povero Peter Russo (Corey Stoll) pensava di correre davvero per la carica di governatore della Pennsylvania, ma non era altro che un'esca per un trappolone rivolto a qualcuno ben più in alto di lui.
Capita però che Francis abbia malcalcolato la pazienza delle donne, sia la moglie Claire (Robin Wright) sia la giornalista/amante Zoe (Kate Mara). Entrambe si imbizzarriscono per come sono trattate, si beccano tra loro e poi gli tengono il broncio, rendendogli la vita più complicata.
Questo avviene nel capitolo decimo che, nonostante le premesse, mi è parso tra i più noiosi della serie. Tutto si svolge secondo binari predeterminati.
Non che mi sia emozionato di più con l'undicesima puntata, ma almeno si chiude una trama, quella del povero Peter, e la sua uscita di scena ha un certo interesse. In precedenza il personaggio era stato fatto crescere fino quasi raggiungere il livello di un polo contrastante al protagonista indiscusso. Ora si chiarisce che il suo ruolo è quello del (relativo) innocente che viene barbaramente sacrificato per ottenere un risultato. Viene quasi automatico pensare che in qualche modo la sua fine potrebbe infettare Francis, e portargli più in là a grossi problemi.
Parentesi newyorkese per Claire che abbandona il tetto coniugale mostrando ancora di non essere poi convintissima di come abbia impostato la sua vita. Purtroppo per lei, finirà per tornare all'ovile.
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