8 donne e un mistero

Al centro della storia c'è Marcel, un industriale di successo nella Francia post seconda guerra mondiale che sta affrontando un momentaccio, sia perché i nodi della sua esistenza stanno venendo tutti contemporaneamente al pettine, sia perché ha scelto malamente il suo nuovo socio in affari, che pare abbia come interesse principale la sua distruzione. Tutto questo lo scopriremo per via indiretta dalla folla di donne che lo circondano. Marcel non dirà parola in tutta la pellicola, e noi non lo vedremo nemmeno in faccia.

La storia è stata pensata negli anni 50 come pièce teatrale da Robert Thomas, e François Ozon ne ha mantenuto il periodo e l'impostazione, aggiungendo però molteplici riferimenti cinematografici, rendendola un opera più complessa, e credo anche più sul tono della commedia, pur non tralasciando l'amarezza di fondo, che comunque rimane. Alla base c'è un anima di indagine criminale, infatti subito all'inizio Marcel è trovato morto, e sappiamo che nessun estraneo può avere commesso il fattaccio (*), che però prende la piega di un gioco al massacro tra le otto indiziate, e finisce per rivelare tutte le nefandezze, ma anche quello che c'è di più positivo, in ognuno di loro. Il tutto viene narrato in modo scanzonato, lasciando largo spazio all'improbabilità tipica di una screwball comedy del periodo in oggetto, aggiungendoci persino un tocco di musical, con otto numeri musicali, ognuno dei quali ha per protagonista una delle otto donne.

Gaby (Catherine Deneuve) è la moglie, molto upper class e molto presa dal suo ruolo, al punto da sembrare algida. Ha due figlie, una, Catherine (Ludivine Sagnier), ancora minorenne, passa le notti sveglia a leggere romanzi di consumo, sembra una bambina capricciosa che non sa ancora cosa fare della sua vita, l'altra, Suzon (Virginie Ledoyen), più grandicella, è già una piccola donna, studia lontano da casa, e parrebbe aver già abbandonato il nido. In casa c'è anche Madame Chanel (Firmine Richard), che si occupa della cucina e delle piccole, e Louise (Emmanuelle Béart), la cameriera, che sembra prendere il suo ruolo con gran formalismo. Marcel e Gaby ospitano anche la di lei madre, Mamy (Danielle Darrieux) e sorella, Augustine (Isabelle Huppert), molto complessata, perennemente sull'orlo di una crisi di nervi. In più si aggiungerà a sorpresa Pierrette (Fanny Ardant), sorella di Marcel, che da qualche tempo vive nei dintorni ma che, per opposizione di Gaby in ragione di una esistenza non propriamente specchiata, non ha mai messo piede nella casa. Almeno ufficialmente.

Nel corso dell'azione si scoprirà che tutte e otto sono molto diverse dalla descrizione iniziale, aggiungendo sorprendenti variazioni che rendono ogni personaggio molto più complesso, e umano, sia nel bene sia nel male.

Certamente bravo Ozon a riuscire ad approfondire tutti e otto i personaggi senza sforare i tempi della pellicola, che si mantiene largamente sotto le due ore, ma altrettanto brave le attrici, che riescono a veicolare la complessità dei loro personaggi a volte anche con un semplice sguardo. Menzione di merito per la Huppert che rende benissimo Augustine, con tutti i suoi tic nervosi, restando in bilico tra la comicità e la simpatia per quella povera donna.

(*) Usando quello che è ormai diventato un topos da racconto investigativo che rimanda a Sherlock Holmes: i cani da guardia non hanno abbaiato.

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