Amabili resti

Un po' come American Beauty, Toto le Heros o, a voler fare più i cinefili, Viale del tramonto, il protagonista muore subito e ci racconta la storia con una improbabile soggettiva. A differenza dei predecessori, a dire il vero, qui quasi tutta l'azione si svolge in seguito al fattaccio, che sarebbe poi lo stupro e l'omicidio di una ragazzina da parte di un omicida seriale. Vicenda non delle più facilmente trattabili.

Buona la regia, Peter Jackson, anche se lo spettatore più tradizionale potrebbe risentirsi per gli svariati cambiamenti di tono che possono lasciare spiazzati. Piacevole la colonna sonora firmata da Brian Eno. Molto brava la protagonista, Saoirse Ronan che nonostante la giovane età regge benissimo il ruolo impegnativo. Notevole Stanley Tucci che si è trovato ad affrontare il difficile ruolo del maniaco. Non male anche Susan Sarandon a cui è stata assegnata la parte della buffa nonna (semi)alcolizzata.

Sceneggiatura è basata sul romanzo omonimo (Lovely bones) a cui è da imputare una certa inesplicabilità di alcuni passaggi - anche sospendendo il giudizio su quella che è la descrizione del "limbo" in cui finisce la ragazzina (scopriremo a tempo debito quanto calzante).

Il finale deve aver lasciato scontento il pubblico americano, infatti il supercattivo scampa alla legge e alla vendetta, pur facendo comunque una brutta fine.

Del resto il senso della vicenda è che a vincere è proprio la ragazzina, anche se muore così giovane e in modo così tragico, perché quello che lascia, gli "amabili resti" del titolo, è l'impressione che ha lasciato su chi ha conosciuto, le relazione che ha contribuito a creare. L'assassino invece non ha lasciato nulla.

Altro tema trattato è il distacco. La ragazzina cerca di mantenere un contatto con i suoi affetti finché si rende conto che questo porta solo ad uno stallo della situazione. Lei resta nel suo limbo, i vivi finiscono per non vivere. Per quanto dolorosa sia, meglio una chiusura.

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