La 25a ora

Lento e lungo. Ridotto a mediometraggio forse non sarebbe male. Colonna sonora piacevole, molto variata, a sottolineare l'ambientazione newyorkese vista dal punto di vista della sua multietnicità. Sono rimasto positivamente impressionato dal fatto che Spike Lee (sua la regia) non abbia giocato la carta della contrapposizione razziale, cosa che ha fatto spesso nei suoi film precedenti e aveva finito per rendermelo insopportabile.

Uno spacciatore di medio livello (Edward Norton) è al suo ultimo giorno di libertà, pizzicato, deve consegnarsi per passare sette anni in galera, che si prospettano infernali. Rivede il suo passato, pensa al suo futuro, prende delle decisioni.

Due le scene meglio riuscite:

Quella dove il protagonista passa cinque minuti allo specchio a mandare metodicamente a fare in culo (quasi) tutta New York e augurare una fine orribile alla città, per poi concludere che in effetti è lui quello che deve andare a fare in culo, e ha tutte le ragioni per andarci.

La scena finale, dove il padre accompagna il figlio in galera, prospettandogli l'alternativa della fuga. Un lungo monologo in cui il genitore si inventa un futuro per il figlio, in modo abbastanza toccante.

La sceneggiatura è stata rimaneggiata per includere il fatto che, dalla scrittura del libro originale alla realizzazione del film, è successo l'11 settembre, ed evidentemente non era possibile girare a New York facendo finta che non fosse successo niente. Le modifiche, in realtà, sono abbastanza superficiali. Si mostra la città senza le torri, sostituite dai fasci luminosi; un amico dello spacciatore che fa il broker (Barry Pepper) ha un appartamento che dà su Ground Zero e questo ci dà modo di vedere il cantiere e di pronunciare qualche riga di copione sull'argomento.

Buoni i contenuti extra del DVD.

4 commenti:

  1. La seconda scena che hai citato mi ha fatto veramente paura, qualcosa di sopito, di inatteso che pochi hanno notato.

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  2. Paura in che senso? A me ha fatto tenerezza. Un padre che accetta di essere nel suo finale di partita e propone al figlio una via di fuga, a costo di rovinarsi gli ultimi anni della sua vita. E per cercare di convincerlo gli inventa un bel (anche se piuttosto improbabile) futuro.

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  3. No, scusami Blabla, parlavo della scena di Ground Zero. Quella col padre invece anche a me fa tenerezza.

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  4. Ah, scusami tu, non avevo capito. Intendi dire quando si vede Ground Zero dall'appartamento? In effetti lì credo che sia un colpo di maestria di Spike Lee, che muove la camera sopra la testa degli attori, quasi a catapultarci fuori dalla finestra, dandoci una vertigine che si mescola alla nostra vertigine interiore.

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