The artist

La scorpacciata di Oscar è stata tale da riportarlo nelle sale, dove è tuttora presente - e quindi permettermi di vederlo e scriverne, sia pure con un solenne ritardo.

Una star del muto (Jean Dujardin) incappa nella tragedia del passaggio al sonoro. Per motivi che riusciranno meno oscuri quando sentiremo l'ultima battuta del film, si rifiuta di fare film parlati, e questo lo porta alla rovina. La sua uscita di scena si incrocia con l'entrata di una nuova stella (Bérénice Bejo). I due si vedono, si piacciono, ma le circostanze, incomprensioni, passi falsi, rigidità caratteriali li allontanano. Oltre al sonoro ci pensa anche la grande depressione a rovinare il protagonista, che si trova solo, avendo licenziato anche il fedele factotum (James Cromwell) per non trascinarlo con sé nel baratro, con l'unica compagnia del suo longevo cagnetto (Uggie). Sfiora la catastrofe, lei lo accoglie e cerca di rimetterlo in pista, ma lui si sente macchiato dalla Grande Colpa della nostra società ipercompetitiva (soprattutto se pensiamo che il film è ambientato negli USA), è un "loser", un perdente, e perdipiù è anche orgoglioso. Dunque preferisce andarsene. Lei però non desiste, riesce a convincerlo che esiste una via d'uscita, e insieme riescono (forse) a percorrerla.

Storia ben scritta e diretta da Michel Hazanavicius, che sfrutta a dovere la tecnica per veicolare il messaggio. Bella la scena dell'incubo, con atmosfere in bilico tra Fellini e Bergman. Funzionale l'uso del tema di Vertigo - La donna che visse due volte (del Maestro Hitchcock, ça va sans dire) nel pre-finale. Piacevole l'alternanza di toni leggeri e drammatici, ottimo il risultato complessivo.

6 commenti:

  1. l'ho visto 3 volte
    e ancora non so decidermi se proclamarlo CAPOLAVORO assoluto e solo applaudire l'astuzia di chi omaggia l'epoca d'oro di Hollywood con attori francesi, regista francese, musicista francese, fotografia francese ecc
    COMUNQUE concordo con te nel giudicare la scena dell'incubo al bar il culmine del film

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    1. Io l'astuzia proprio non ce la vedo. Parlerei più che altro di una lucida follia, di un azzardo che ha fortunosamente colpito nel segno. Se fossi stato tra i produttori non avrei fatto troppo conto sul ritorno dei miei soldi in cassa.

      Pensavo più all'incubo vero e proprio, quello dove lui sogna di essere l'unico che non emette suoni in un mondo diventato sonoro. Però in effetti anche l'incubo etilico che citi tu ha i suoi perché. A questo punto di aggiungerei anche la scena in cui lui inveisce con la sua ombra, ottenendo il bel risultato di allontanare persino lei. Da brivido, a pensarci bene.

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    2. Ci ho pensato su una buona settimanella e forse ho capito cosa intendi. In un certo senso il film manca di sincerità, e anche se questa mancanza è dichiarata, lascia uno strano retrogusto, a pensarci bene.

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  2. Film che è piaciuto anche a me, il film non mi ha annoiato, merito degli attori (tutti bravissimi) ed un'ottima colonna sonora.

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    1. Strano complimento. Temevi fosse noioso? Come mai?

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    2. Perché non sono abituata ai film muti, l'unico che ho visto è "Tempi moderni".

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