F come falso

Nel corso del film lo stesso Orson Welles accenna a come gli fosse difficile arrivare in fondo ad alcuni suoi progetti, perché nello scavare in una direzione spesso si trovano cose interessanti e inaspettate che stravolgono le idee originali.

In questo caso sembra che l'idea originale fosse quella di fare una specie di documentario su Elmyr de Hory, noto per aver riempito il mondo di falsi dipinti e disegni attribuiti a nomi come Matisse e Renoir. Già questo porta molto materiale su cui ragionare, a partire dal fatto che Elmyr (in realtà anche il suo nome era falso, si chiamava Elemer Albert Hoffmann) aveva guadagnato ben poco dalla sua attività, che aveva invece ingrassato galleristi, finendo per fare più comodo che danno al mercato dell'arte.

Ai tempi in cui Welles narra la storia, Elmyr si è ritirato ad Ibiza, non esercitava più, ed era diventato noto al mondo dopo che quello che ai tempi era uno scarso romanziere americano, Clifford Irving, aveva scritto un libro inchiesta su di lui. Fatto curioso, anche Clifford viveva ad Ibiza, e i due erano in buoni rapporti.

Ma c'è di più. Welles sta girando materiale su Elmyr quando si scopre che Clifford ha nel frattempo scritto una biografia di Howard Hughes che avrebbe dovuto essere autorizzata dallo stesso e che invece si rivela essere inventata di sana pianta. Già inizialmente non era ben chiaro cosa fosse vero e cosa falso, ora diventa praticamente impossibile.

La dichiarazione iniziale di Welles che avrebbe detto solo la verità per tutta l'ora che sarebbe seguita non è molto utile, sia perché è fatta mentre ci vengono dispensati trucchi da illusionista (classico e cinematografico), sia perché ci ha detto apertamente che tutti coloro che prendono la parola in questo anomalo documentario hanno un rapporto piuttosto complesso con la menzogna.

Welles ci spiega come anche lui stesso abbia iniziato la sua carriera di attore falsificando il suo curriculum. Era a Dublino senza un soldo e gli era sembrata una buona idea proporsi per il palcoscenico, inventandosi inesistenti recite oltreoceano. E come l'abbia proseguita creando quel falso reportage radiofonico, La guerra dei mondi, che molti scambiarono per vero.

Senza contare poi che la pellicola dura un'ora e un quarto, così che l'ultimo quarto d'ora cade fuori dal periodo garantito dall'autore.

A fare da cornice a questo rompicapo, c'è una performance di Oja Kodar che ha l'evidente scopo di distrarre lo spettatore lasciandolo ancor più confuso. Miss Kodar si esibisce all'inizio del film in una passeggiata per le vie di Roma che mi sembra essere stata di ispirazione a quel filmato virale che è stato recentemente di gran successo, dove si vede una giovin donna camminare per New York e venir tampinata da un numero incredibile di uomini. Anche nell'originale wellesiano la telecamera è nascosta, la differenza è che la Kodar è vestita espressamente per far girare la testa. E ci riesce molto bene.

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