Dom Hemingway

Tutti lo chiamano Dom (Jude Law). Solo grazie al suo improbabile boss russo-francese, Ivan Anatoly Fontaine (Demian Bichir, che a sua volta è messicano di origine libanese), sappiamo che il suo vero nome è Domingo. E lui lo ricambia chiamandolo Ivana Anal-Tony.

Fortuna che Ivan ha un grosso debito di fiducia nei confronti di Dom. Questi lo ha infatti salvato dalla galera, facendosi per questo una dozzina di anni in gattabuia, perdendo di conseguenza la moglie, che prima ha divorziato e poi è morta di cancro in sua assenza, e guadagnandosi il disprezzo della figlia (Emilia Clarke che sarà Sarah Connor nel prossimo Terminator). Perché non è persona con cui solitamente si possa scherzare.

A Dom è rimasto solo un amico, Dickie (Richard E. Grant), detto anche Lefty da quando, un paio di anni prima, ha perso la mano sinistra, sempre a causa di Ivan, che non deve essere un datore di lavoro dei più tranquilli. Ma questo non sembra preoccupare Dom un granché, perché ha una gran stima di se stesso, si considera il miglior scassinatore di casseforti sul mercato, e una gran prosopopea, che applica in genere a temi molto bassi, con risultati decisamente spassosi.

Memorabile il monologo iniziale in cui elogia la bellezza, la potenza, e persino la bontà del suo organo sessuale, per il quale giunge a sostenere che dovrebbe essere il primo membro (è proprio il caso di dirlo) della sua categoria a ricevere il premio Nobel per la pace.

Dom potrebbe essere di una antipatia colossale, pericolo che scampa grazie all'eccellente interpretazione di Law e a pieghe secondarie del suo carattere. Infatti sa di essere una brutta persona, e ha di tanto in tanto degli sprazzi di buonsenso. Gli capita così di salvare una prostituta (Kerry Condon), che del resto era sul punto di morire a causa sua; ha una fifa blu di parlare con la figlia, che ha in effetti tutti i motivi per non essere felicissima di avere un padre del genere; e ha pure modo di pentirsi per aver preferito la galera alla moglie.

Purtroppo, la sceneggiatura (Richard Shepard, anche regia) perde forza a metà percorso, e sembra smarrire la sua ragion d'essere, giungendo ad un finale interlocutorio che mi ha ricordato un soufflè mal riuscito. Shepard avrebbe potuto prendere ispirazione dell'alchimia tra Law e Grant (i due assieme fanno faville) per dar maggior spazio alla meccaniche di coppia tra Dom e Dickie.

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