La scelta di appiattire il titolo originale, Nosferatu eine Symphonie des Grauens (una sinfonia del terrore), forse aveva lo scopo di chiarire che il Nosferatu, non-morto, del titolo è proprio il Dracula di Bram Stoker. Precisazione del tutto inutile, dato che solo in tempi relativamente recenti (vedi il Dracula di Francis Ford Coppola, 1992) l'immaginario collettivo ha rispolverato il romanzo originale, che era stato messo in ombra per decenni dalla potenza visuale di questa versione cinematografica di Friedrich Wilhelm Murnau.
Magari è stato proprio il timore di vedere l'opera del fu marito ricordata in una versione alternativa a spingere la vedova Stoker ad opporsi all'idea di Albin Grau di metterlo su pellicola, prodotto dalla sua Prana Film. Dovevano essere entrambi molto cocciuti, visto che Grau decise comunque di proseguire, semplicemente indicando allo sceneggiatore, Henrik Galeen, di cambiare un po' di nomi. E infatti abbiamo che il conte non è più Dracula ma Orlok. Gli altri cambiamenti nella storia, a partire dall'incompatibilità tra sole e vampiri, assente nella versione di Stoker, sono invece propri del team Grau-Galeen-Murnau, che avevano le proprie idee da veicolare con questo racconto.
La cocciutaggine della vedova Stoker la portò invece a far causa alla Prana Film, vincendola e ottenendo un rimborso principesco per violazione dei diritti d'autore che portò al tracollo la piccola casa di produzione tedesca. Non contenta, ottenne pure che tutte le copie del film venissero distrutte. Fortunatamente qualche pizza si salvò, e così oggi possiamo vedere qualcosa di abbastanza simile alla versione originale del '22. Esistono numerose versioni di Nosferatu, ed è praticamente impossibile dire quale sia la "migliore". La prima che vidi, qualche decennio fa, durava circa un'ora e non aveva alcun accompagnamento sonoro. Questa mia ultima visione raggiunge l'ora e mezza ed è dotata di una colonna sonora basata, per quanto possibile, sugli spartiti originali di Hans Erdmann.
La storia viene narrata seguendo prevalentemente il punto di vista di Hutter (Gustav von Wangenheim), un giovanottone non troppo brillante, sposato alla molto sensibile Ellen (Greta Schröder). Lavora per l'inquietante immobiliarista Knock (Alexander Granach, che poi sarà uno dei tre commissari russi a Parigi a fianco di Ninotchka), al quale i furbetti del quartierino gli farebbero un baffo. Costui ha infatti uno scambio epistolare con il conte Orlok (Max Schreck, nome vero, nonostante che in italiano suoni come Massimo Spavento) e questi gli ha appena comunicato, usando una lingua arcana, che intende trasferirsi dal suo castello in Transilvania alle sue parti (Wisborg, località inesistente nel nord della Germania). Hutter viene incaricato di andare dal cliente per sottoporgli alcuni possibili acquisti.
Nonostante l'apprensione di Ellen, Hutter parte felice per il lungo viaggio. Riderà pure delle perplessità dei paesani vicine del conte. Meno giulivo sarà quando giungerà al suo castello e avrà modo di passare qualche tempo in sua compagnia.
Orlok si pasce di Hutter, anche se non riesce a completare il suo fiero pasto a causa dell'intromissione di Ellen, che in qualche modo riesce a stabilire un contatto psichico col vampiro e allontanarlo dalla sua vittima.
La mezza sconfitta non distoglie Orlok dai suoi piani. Abbandona il suo castello e, portandosi in una mezza dozzine di bare un po' di terra maledetta, contaminata, e piena di topi, si mette in viaggio verso la sua nuova residenza. Approfitta dell'occasione anche per diffondere un morbo lungo il suo passaggio e succhiarsi l'intero equipaggio della nave su cui viene trasportato.
Nel frattempo, a Wisborg Knock non regge alla tensione che gli causa l'avvicinarsi del Maestro, e dà fuori di matto. Anche Ellen patisce per lo stesso motivo, pur essendo, diversamente da Knock, combattuta tra repulsione ed attrazione per "l'uccello della morte".
Hutter recupera a malapena le forze e riesce a giungere a Wisborg assieme al conte. E qui si scatena la battaglia finale attorno ad Ellen, alla quale parteciperebbe pure un uomo di scienza, quello che nell'originale stokeriano sarebbe Van Helsing, se non che il suo contributo risulterà essere del tutto trascurabile.
Nonostante trucco e effetti speciali molto datati, Orlok è estremamente impressionante. In effetti la scena più paurosa è quella dove non si vede nemmeno il personaggio, ma solo la sua ombra, sgraziata e distorta, che avanza nella notte verso la sua vittima.
Le differenze con il racconto originale sono sostanziali, riducendo la struttura all'osso ma dandole contemporaneamente una complessità maggiore, e usando i temi gotici trattati da Stoker in maniera molto personale, tra occultismo, legami paranormali e approfondimenti psicologici di notevole interesse.
Tempo fa lo vidi con piacere su Youtube.
RispondiEliminaE' davvero la storia del cinema!
E pensare che doveva essere distrutto. Per fortuna è non-morto.
Elimina