Forse l'eccessiva lunghezza della pellicola è dovuta al fatto che inizialmente la storia (Michael Imperioli e Victor Colicchio) avrebbe dovuto avere al centro Richie (Adrien Brody), ma nel corso dello riprese Spike Lee ha voluto approfondire il personaggio di Vinny (John Leguizamo), fino al punto da far diventare lui il protagonista.
Il lato curioso è che titolo e battage pubblicitario era tutto su Dave Berkowitz (Michael Badalucco) meglio noto come Son of Sam, o anche solo Sam, che invece è trattato di sfuggita, quasi solo come per mettere dei punti fermi alla narrazione principale.
Il Berkowitz è quel tale che realmente sul finire degli anni '70 si è messo a sparare con una calibro 44 contro coppiette e donne singole, finendo per totalizzare sei omicidi e sette ferimenti in un annetto di attività. Che, per le statistiche della delinquenza americana, è davvero poca roba. Soprattutto in quei tempi e a New York. Per qualche strano motivo, però, il serial killer attizza molto la fantasia popolare, finisce sulle prime pagine dei giornali, e dunque ottiene un impegno della polizia superiore ai casi "normali" che non hanno altrettanta visibilità mediatica.
Ben poco ci viene detto di lui nel film, si dà spazio solo alla versione dello stesso Berkowitz (poi ritrattata) secondo cui uccideva perché succube del labrador di un vicino, a sua volta posseduto da una presenza demoniaca. Più probabile che i suoi problemi fossero altri, ma evidentemente il figlio di Sam li riteneva ancor più disdicevoli.
Si parla invece di Vinny, tamarrissimo parrucchiere italo-americano, e dei suoi amici tutti della stessa etnia. Già, perché è il primo film di Spike Lee che non riguarda gli afro-americani newyorkesi, ma evidentemente il nostro non se la sentiva ancora di mettere da parte la tematica dei rapporti intracomunitari di quello strano posto che è New York, e ha semplicemente cambiato gruppo di riferimento.
Vinny è sposato con Dionna (Mira Sorvino) ma, pur amandola sinceramente, la tradisce in continuazione. Subito all'inizio la lascia sola in discoteca (puro stile Febbre del sabato sera) per accompagnare a casa, e fare altro, la di lei cugina (Lucia Grillo). Il suo problema è che gli piace molto il sesso, ma gli hanno insegnato che tra moglie e marito va fatto in modo "pulito", e dunque estremamente noioso. Per divertirsi ci sono le altre.
Il suo migliore amico è Richie, anche lui personaggio peculiare. Ha appena avuto una svolta punk, che accoppia ad un improbabile accento inglese. Ha un approccio piuttosto confuso con la sua sessualità, che vede come modo di incassare soldi in attesa di sfondare sulla scena musicale. La sua amicizia con Ruby (Jennifer Esposito), mezza sorella di Vinny, si trasforma in qualcosa di più profondo, nonostante (o forse proprio perché) anche lei sia malvista nel vicinato per la sua esuberanza.
Questo equilibrio precario viene fatto saltare, per l'appunto, dal killer della 44. La polizia pensa che Sam possa essere un italo-americano che viva nel quartiere dove colpisce (tutto sbagliato) e per mezzo di un detective (Anthony LaPaglia) chiedono la collaborazione del boss mafioso locale, Luigi (Ben Gazzara). Questi, a sua volta, gira la richiesta ai suoi picciotti, tra cui gli amici di Vinny, gente dal quoziente intellettuale piuttosto basso, senza contare gli effetti che droghe e alcolici hanno sul loro raziocinio. Costoro seguiranno una pista più balorda dell'altra, prima di convincersi che sia Richie, così diverso da loro, chi stanno cercando.
Vorranno dunque usare Vinny, che nel frattempo sta mandando a catafascio il suo matrimonio, come esca per catturare Richie e portarlo da Luigi.
A parte l'arresto di Berkowitz, manca una conclusione definita alla storia. Forse Vinny, dopo aver toccato il fondo, riuscirà a trovare un nuovo equilibrio. Forse Richie avrà modo di crearsi una nuova vita con Ruby. Ma chissà.
un film che mi ha sempre incuriosito, ma che non sono mai riuscito a vedere.
RispondiEliminalo recupererò, prima o poi!
A me è piaciuto, credo che dia una buona idea di come stavano le cose sul finire degli anni settanta a New York. La lunghezza non indifferente potrebbe rendere la visione faticosa, capisco però che sarebbe stato difficile accorciarlo senza sacrificare qualcosa di sostanziale.
EliminaMe lo ricordo anche io per i "difetti2 da te elencati, in particolare il finale eccessivamente aperto.
RispondiEliminama da amante degli anni '70 ho apprezzato molto la musica e i costumi.
Giusto il virgolettato, non credo che un finale aperto sia necessariamente una cattiva cosa, se è funzionale a quello che si vuole dire. E qui mi pare che lo sia.
EliminaVero anche che c'è molta musica nel film, visto che Vinny e Dionna amano la disco, cercano anche di andare allo Studio 54, mentre Richie e Ruby sono punk, e riescono pure ad esibirsi al CBGB - e li vediamo eseguire un pezzo che non è neanche male.