David Cronenberg avrebbe voluto dirigere questa sceneggiatura di Bruce Wagner già qualche anno fa, tra La promessa dell'assassino e A dangerous method. Ma la storia aveva fatto sollevare più di un sopracciglio agli investitori, e non se ne era fatto nulla. Si è dovuto aspettare che Wagner la convertisse in un romanzo, Dead stars (2012), e che questo, ottenendo un buon successo, permettesse di sbloccare il progetto. Investire i propri soldi in un film di Cronenberg non deve essere cosa per animi (e portafogli) delicati. Nonostante si tratti uno di quei registi che non fa certo fatica a trovare grossi nomi da piazzare nel cast, il suo scarso interesse nel rendere vendibile la pellicola rende difficile anche il cammino distributivo del film. Ad esempio, Maps to the stars non è stato uscito negli USA, quando ormai ha già fatto il giro del mondo.
In questo caso il racconto si centra su una famiglia parecchio disfuzionale, i Weiss, che vivono e lavorano a Hollywood. Stafford (John Cusack), è uno psicologo/personal trainer/santone di gran successo, sposato con Christina (Olivia Williams) ha un figlio, Benjie (Evan Bird) star cinematografica minorenne.
Tra i clienti di Stafford spicca Havana Segrand (Julianne Moore), attrice dal glorioso passato che però sembra in declino, anche, e forse soprattutto, per il rapporto con la madre, morta da tempo, ma con cui lei non è riuscita a chiudere i conti. Una cosa che la fa impazzire (letteralmente) è che la madre è rimasta giovane (Sarah Gadon), continua a rivederla nei suoi vecchi film, e se la fa apparire nei momenti più impensati per subirne anche adesso le sue reprimende.
L'equilibrio è già molto precario, e ci penserà il ritorno a Los Angeles di Agatha (Mia Wasikowska), figlia dei Weiss, a scardinarlo del tutto. Scacciata dalla famiglia per quello che ha combinato anni prima (ancora bambina, ora è appena maggiorenne), si trova un lavoro come assistente personale di Havana (in originale viene usato il termine informale chore whore, realmente utilizzato per descrivere il ruolo in quel mondo, e tanto basti per qualificarlo), e fa amicizia con l'autista di limousine (Robert Pattinson) che la scarrozza per Holliwood il giorno del suo arrivo. Il suo scopo sembra essere quello di ricucire i legami con la famiglia, ma pare chiaro che abbia pronto sin dall'inizio un piano B.
Lo squallore che permea dalle vite dei personaggi principali lascia senza parole. Basti ricordare la scena in cui Havana rimbalza da uno stato depressivo ad una gioia infantile quando scopre che avrà il ruolo che aveva tanto agognato, grazie al fatto che alla sua concorrente è morto il figlio di pochi anni, annegato nella piscina.
Se il bersaglio immediato del film è Hollywood e il relativo star system, è evidente come non sia altro che uno specchio, che distorce e magnifica lo stile di vita della nostra società.
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