Interstellar

Cooper (Matthew McConaughey) voleva pilotare astronavi nello spazio profondo. E stava per farcela ma, proprio mentre stava per superare il limite dell'esosfera, un incidente lo ha riportato a terra. Nel frattempo la Terra aveva perso il suo precario equilibrio e, una dopo l'altra, le specie animali e vegetali si estinguevano. Chiusa la NASA, morta la moglie, Cooper si trova a dover fare l'agricoltore e badare ai suoi due figli, Tom e Murph (ancora ragazzini, ma da grandi diventeranno Casey Affleck e Jessica Chastain).

Gli anni passano, e il granoturco è l'ultima specie vegetale che riesce a crescere. La sopravvivenza è diventata l'unica aspirazione per il genere umano, e tutto ciò che non riguarda direttamente l'agricoltura è visto come pericoloso. Scopriamo anche che i libri scolastici sono stati riscritti per negare i passati voli spaziali. Per non dare false speranze ai giovani, ci viene lasciato intendere.

Strani episodi, che sembrano legati ad una anomalia gravitazionale, turbano la curiosa Murph, che pensa ad un poltergeist. Il razionalista Cooper decide di tenere i fenomeni sotto controllo assieme alla figlia, in modo da mostrarle come procede il metodo scientifico. Il risultato è imbarazzante quanto inatteso, sotto forma di coordinate relative ad un misterioso posto, relativamente poco lontano, che si rivela essere niente meno di una sede segreta della rediviva NASA, ufficialmente in disgrazia (i vertici dell'Agenzia si erano rifiutati di agire militarmente in una pagina oscura relativa alla crisi alimentare), segretamente attiva sotto il comando del professor Brand (Michael Caine) in seguito alla scoperta di un wormhole apparso dalle parti di Saturno, con conseguenti nuove speranze di una possibile migrazione di quel che resta della nostra specie.

Impossibile che il wormhole sia frutto del caso. Chi lo ha generato e perché è uno dei punti chiave della storia.

Dodici astronauti (uno è Matt Damon) sono già stati mandati in avanscoperta, alla ricerca di un possibile pianeta abitabile. Una nuova missione deve verificare il risultato. A Cooper, che è l'unico astronauta che abbia una reale seppur limitata esperienza di volo, viene offerto il comando. Lo smilzo equipaggio include anche la figlia di Brand, Amelia (Anne Hathaway).

Il nemico principale alla riuscita della missione, oltre all'uomo stesso (e come diceva quel tale, quando dico uomo intendo abbracciare anche tutte le donne), è il tempo, dato che i viaggi interstellari implicano necessariamente distorsioni tali da creare situazioni bislacche. Avremo così, fra l'altro, che Cooper potrà vedere Murph diventata molto più anziana di lui (interpretata da Ellen Burstyn).

Stranamente per la sceneggiatura si era scelto subito Jonathan Nolan, ma non si era pensato a suo fratello Christopher per la regia, bensì a Steven Spielberg. E' stato solo un colpo di fortuna (storie di soldi) a riunire i due Nolan. E ovviamente Chris ha finito per mettere il becco anche nella fase di scrittura.

Visualmente il legame con 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick e Arthur C. Clarke è molto forte, e anche la bella colonna sonora Hans Zimmer (pur essendo questa completamente originale, mentre quella era una raccolta di brani classici) sostiene il parallelo. Altri elementi, invece, mi hanno fatto pensare a 2002: La seconda odissea (che in realtà non ha nulla a che fare con 2001, si tratta del solito titolo fuffa della distribuzione italiana, in originale era Silent running) di Douglas Trumbull, e alle classiche saghe della Fondazione di Isaac Asimov e di Dune di Frank Herbert per gli aspetti sociologici della vicenda.

La mia principale rimostranza è che le due ore e tre quarti della pellicola riescono solo a coprire una parte della storia. Ci vorrebbero almeno altre sei ore per avere un quadro complessivo della vicenda.

Nel parlare con amici che avevano già visto il film, ho scoperto che c'è un piccolo partito avverso alla pellicola. Lasciando da parte le inconsistenti diatribe sul versante scientifico, ho notato come a dar fastidio sia il fatto che oltre ad esplorare le difficoltà umane nel comprendere come spazio, tempo, gravità interagiscano tra loro quando la scala in gioco è troppo lontana dalla nostra esperienza di tutti i giorni, si accenni anche alle nostre difficoltà nel comprendere come l'amore sia una componente fondamentale nelle relazioni umane, sia all'interno di una coppia romanticamente intesa, sia all'interno di una famiglia, sia, più in senso lato, come forza coesiva all'interno di una comunità.

Che dire. Secondo me hanno ragione i Nolan. L'umanità si può salvare solo se riesce a usare ragione e sentimento. Pensare che una delle due componenti sia superiore all'altra è, a mio parere, un errore. E non porta ad altro che danni.

4 commenti:

  1. concordo: non è un trattato scientifico sui paradossi di Einstein, è un poema quasi omerico (ragione sì, ma molto sentimento)
    magari un po' troppo lungo (l'episodio del dr. Mann si poteva tranquillamente saltare)

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    1. Vero, si sarebbe potuto togliere l'esplorazione di un pianeta e ridurre la lunghezza della pellicola ad una dimensione più umana. Epperò, nonostante preferisca quando si riesce a stare attorno alla durata canonica dei cento minuti, questa volta ho retto bene al trasbordare verso le tre ore.

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  2. Sono sincero.
    Mi è piaciuto, ma non so se ancora se acclamarlo a capolavoro. Devo assolutamente rivederlo.

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    1. Per me, è tra le cose più interessanti della fantascienza hard "classica" (nel senso che include viaggi spaziali) contemporanea, assieme a Gravity, Moon ... e che altro?

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