Il catastrofico risultato delle proiezioni in anteprima spinse a tagliare la pellicola fino alle dimensioni con cui la conosciamo oggi, circa tre quarti d'ora. Ohimè.
Un timido e gentile proiezionista (Buster Keaton) coltiva il sogno di diventare detective, da cui il titolo originale Scherlock Jr., e finisce per far male entrambe le cose. E' anche innamorato di una bella fanciulla, in competizione con un brutto ceffo che non si fa problemi a rubare l'orologio del padre di Lei per fare alla figlia un regalo che lo metta in buona luce, e che inoltre fa in modo di far ricadere la colpa della malefatta sul nostro eroe.
Tornato al lavoro, si assopisce al proiettore mentre sullo schermo va un polpettone tra il mystery e il romantico d'alta classe. E qui il suo subconscio lascia il suo corpo per entrare nella pellicola. Trasformatosi in un dandy investigatore, dopo svariate fantasmagoriche trovate e peripezie - spettacolare la folle corsa in motocicletta seduto sul manubrio - risolve un caso che ricorda molto la sua vicenda.
Nel frattempo Lei risolve il caso reale, e lo va a trovare al cinema per spiegargli l'accaduto. L'estrema timidezza di Lui rischierebbe di rovinare il finale, ma per fortuna il finale del film nel film gli suggerisce come comportarsi, anche se gli rimane qualche perplessità sul quello che ne consegue.
Il deplorevole risultato economico credo sia da imputare alla modernità del racconto, decisamente in anticipo sui tempi. Pensare al sogno come rielaborazione dei fatti vissuti è una cosa che pare normale a noi. Cento anni fa non veniva così spontaneo e non credo che nessun altro l'abbia messo sullo schermo. Inoltre, si noti come Lei non sia in passiva attesa che Lui risolva il problema, ma si dia da fare in prima persona, dimostrandosi all'altezza della situazione.
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