Apes revolution - Il pianeta delle scimmie

Fortunato seguito, almeno al botteghino, del reboot del 2011, ha a suo vantaggio una buona regia (Matt Reeves) che riesce a coniugare agilmente gli effetti speciali, che ovviamente spadroneggiano, con una trama che, facendo i dovuti distinguo, in certe parti potrebbe essere quasi definita shakespeariana. Oltre che il solito strepitoso Andy Serkis che si conferma un mago nel riuscire a far passare la sua mimica facciale dalla digitalizzazione senza perdere espressività.

Prodigi del cinema, i tre anni reali che sono passati dal primo episodio diventano dieci nella finzione, cosicchè dovremmo essere nel 2020 circa. Nel frattempo l'umanità è stata strapazzata alla Contagion dal virus narrato in precedenza, ed è ridotta ad una esistenza post-catastrofista alla Mad Max, Resident evil, Codice: Genesi, roba così.

Una piccola comunità ha trovato a San Francisco la sua stabilità sotto la guida di Dreyfus (Gary Oldman), che per le faccende più avventurose cede volentieri il controllo a Malcolm (Jason Clarke). Il problema del momento di costoro è che hanno bisogno di elettricità, dunque Malcom mette assieme una piccola spedizione e vanno all'interno alla ricerca di una centrale idroelettrica che farebbe al caso loro. In questo modo si giunge al contatto con la comunità delle scimmie (le altre scimmie intendo, quelle pelose), scappate in precedenza dalla "civiltà", e che si stanno creando una loro società.

Cesare (Serkis) ha già la sua bella serie di problemi. In particolare il rapporto col figlio, schiacciato dalla debordante personalità paterna, e quello con Koba, luogotenente che scalpita nel suo ruolo troppo limitato per le sue ambizioni. Il contatto con i "diversi" causa notevoli frizioni in entrambe le comunità. La sceneggiatura indaga meno sugli umani, che comunque hanno un comportamento speculare, e più sulle scimmie più comunemente dette. Koba si comporta seguendo il manuale del buon vice che pensa che il suo capo si sia rammollito, ed imbastisce quindi una sua trama per mettere le cose a posto.

Segue parapiglia generale, con umani e scimmie che si dividono in fazioni e si alleano o scontrano, secondo i gusti, con gli altri.

Divertente il ribaltamento di punti di vista, seguendo il quale sono ora le super-scimmie di Cesare in cima all'albero evolutivo, e dunque dimostrare umanità (nel senso degli aspetti più deteriori associati alla nostra specie) viene considerato come un dimostrarsi di livello inferiore. Ovviamente, il presupposto stesso seguito dalla sceneggiatura, è estremamente datato dal punto di vista scientifico. Roba che si poteva pensare nel tardo settecento. Succedesse qualcosa del genere nel mondo reale, difficilmente Cesare e i suoi seguirebbero la stessa via percorsa dagli umani, si creerebbero piuttosto un loro proprio modello di società e cultura completamente diverso dal nostro.

A parte questo, per quel che mi riguarda, il principale difetto della sceneggiatura è che mena il can per l'aia. Un po' come si era già fatto nel primo capitolo, si lasciano quante più porte possibili aperte. Lo scopo principale sembra essere quello di lasciare quanta più libertà possibile a chi scriverà il prossimo episodio. Ad esempio, pare che si sia sull'orlo di un epico scontro tra umani e (altre) scimmie. Però magari non è vero, visto che ci è stato detto che sono in arrivo dei militari, ma non abbiamo nessun riscontro diretto in materia. Magari ci hanno mentito (ci starebbe, motivi tattici), magari la guarnigione è limitata a tre guardie forestali. E che farà Cesare? Si è convinto che aveva ragione Koba, dopotutto, O che Koba ha incasinato a tal punto la situazione che l'unica via percorribile rimasta è quella? Tutte cose che staranno decidendo gli sceneggiatori adesso.

2 commenti:

  1. Visto con molto piacere: adoro tutta la saga del Pianeta delle scimmie.
    Mi è davvero piaciuto molto :)

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    1. Tutta la saga? Ci sono stati dei capitoli veramente imbarazzanti, e anche l'episodio firmato Tim Burton non mi pare riuscitissimo.

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