Alfred Hitchcock era già sul punto di migrare in America, la consociata inglese della Gaumont, a cui il Maestro era legato da un contratto e da amicizie, era vicina al termine della sua esistenza. Prima della partenza di The Hitch oltreoceano ci sarà solo un altro titolo, La taverna della Giamaica, realizzato più per motivi di opportunità che altro, e di cui non resterà un buon ricordo, se non nei bilanci della Mayflower, piccola casa di produzione dalla vita breve fondata da Erich Pommer e Charles Laughton.
Questo film, invece, nonostante il budget estremamente limitato, mise d'accordo un po' tutti sul suo valore, e preparò il campo allo sbarco del nostro ad Hollywood. Se il canovaccio è tipicamente hitchockiano, con una innocente trascinata suo malgrado in un intrigo internazionale in cui rischia di finire male senza capire nemmeno il perché, l'uso del registro comico è molto più marcato del solito, al punto che lanciò una coppia comica, Basil Radford e Naunton Wayne, che camparono a lungo riproponendo i due personaggi (*) qui interpretati. Altro elemento di interesse cinefilo sta nel protagonista, Michael Redgrave, al suo debutto cinematografico.
Sono rimasto inizialmente perplesso da come gli stranieri sono trattati nel film, poi mi sono accorto che ci si fa beffe di tutti i personaggi, a prescindere dalla nazionalità, ognuno dei quali si comporta, chi più chi meno, malamente, spesso mentendo a sé o a gli altri per ottenere risultati anche piccoli e squallidi. In fondo, a uscire bene da questa storia saranno solo i due protagonisti, e solo quando riusciranno a disfarsi delle loro falsità.
A proposito di falsità, la location è completamente fittizia, un improbabile stato del centro Europa, dove si parla una lingua che credo sia inventata di sana pianta dagli sceneggiatori, da cui di tanto in tanto fa capolino qualche parola di tedesco. Gli esterni sono quasi tutti finti, a partire dalla bella sequenza iniziale, in cui la macchina da presa vola su una piccola stazioncina di montagna, dove una valanga ha sommerso i binari - e il tutto è un evidente modellino che farebbe la gioia di un ferromodellista.
Iris (Margaret Lockwood) è una giovin rampolla di famiglia altolocata, annoiata dalla sua inutile vita e che sposerà tra breve un tale per il quale non ha alcun sentimento, che però è ricco e di famiglia nobile. Il caso le fa incontrare Gilbert (Redgrave), un etnografo musicale che sarebbe riuscito ad annoiare persino Béla Bartók, e i due, distanti come la notte e il giorno, litigano subito, lasciando prevedere come andrà a finire.
Il caso fa anche incontrare a Iris una anzianotta signora inglese molto rispettabile, Miss Froy (May Whitty), che, come da titolo, scomparirà durante il viaggio in treno. Il mistero sta nel fatto che tutti negano che Miss Froy sia mai stata sul treno. Sul treno c'è anche un medico, il dottor Hartz (Paul Lukas), che trova una semplice soluzione al problema, Iris ha preso una botta in testa prima di partire, e dunque le sue idee sono annebbiate, e Miss Froy se l'è inventata il suo confuso subconscio.
Quando ormai anche Iris si è convinta di avere le traveggole, Gilbert scopre un tenue indizio che gli fa cambiare idea, e i due partono con maggior decisione alla ricerca di Miss Froy.
Una serie di menzogne vengono smontate, c'era che voleva nascondere una relazione clandestina, chi temeva di perdere una partita di cricket, chi doveva lavorare, eccetera. La menzogna più grossa era forse quella di Iris, che pensava di poter vivere senza amore. E invece, semplicemente, non l'aveva ancora incontrato.
(*) Charters e Caldicott, due inglese che hanno una smodata passione per il cricket.
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