Nonostante alcune mie perplessità, Elementary non è una brutta serie. Interpreti di buon profilo, budget che per noi basterebbe a farci un film di medio livello, buchi di sceneggiatura e svarioni limitati e accettabili. Cos'è dunque che mi rende difficile schiodare il mio giudizio dalla sufficienza, mi chiedevo alla fine della visione di questo episodio, che non è malaccio, a tratti anche divertente.
Il punto chiave che mi ha infastidito è che si insiste ancora sul cambio di ruolo di Watson (Lucy Liu). Dopo lunghe titubanze, in Dettagli ha finalmente deciso di diventare junior consulting detective sotto l'ala di Sherlock Holmes (Jonny Lee Miller), in Seconda possibilità vediamo i due gestire la mutata relazione, ma è solo alla fine di questa puntata che Watson, dopo aver litigato con i suoi amici, preoccupati per la sua instabilità occupazionale (*), che la Watson cambia la sua scheda personale online (**) per divulgare al mondo quale sia la sua nuova occupazione. Questa lentezza nell'evolvere i personaggi è normale nelle produzioni televisive, in cui si assume un pubblico che guarda distrattamente un episodio, o magari lo salta completamente, e comunque ha bisogno continui spiegoni per non naufragare nella visione. O almeno lo era fino a qualche anno fa. Adesso, tra repliche e accesso su internet degli episodi precedenti, le serie più moderne assumono uno spettatore più focalizzato, o almeno capace di andarsi a rivedere quello che si era perso.
Sherlock aveva chiesto un favore a suo padre in Caricata a droga, e gli era stato concesso, a patto di dover ricambiare il piacere. Il momento è arrivato, e ora Sherlock deve risolvere un caso per un amico di senior. Dati i rapporti molto tesi tra i due, Sherlock maltratta il cliente e affida il caso a Watson, che fatica, fallisce, ma alla fine riesce ad apportare un contributo sostanziale alla soluzione. Il caso in sé è improbabile. Una donna sparisce, il marito sembra molto sospetto, Watson è convinto della sua colpevolezza ma non riesce a trovare prove. Una intuizione al momento giusto si rivela fondamentale.
(*) Ricordo che la serie è ambientata a Manhattan, New York. Posto in cui non si riesce a vivere decentemente in assenza di entrate continue e sostanziose. A meno che non si sia di famiglia ricca, si intende.
(**) Non ho capito bene di che sito, forse una specie di Facebook farlocco.
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