I love Radio Rock

Nonostante le apparenze, il titolo italiano ha poco a che fare con l'originale, The boat that rocked, qualcosa come La nave che spaccava, ma in questo caso non si tratta di una bizzarria limitata alla nostra distribuzione, perché un po' tutti si sono accaniti contro questo titolo. I francesi sono stati i più estrosi stabilendo, con Good morning England, una spericolata relazione con Good morning, Vietnam di Barry Levinson. I tedeschi hanno puntato al sodo, identificando il tema principale della pellicola, la novità introdotta dal nuovo modo di fare radiofonia, con Radio Rock revolution. Anche gli Stati Uniti non hanno mantenuto l'originale, per ripiegare su un più piatto Pirate radio. Nel resto del mondo il titolo è stato tradotto nella lingua locale veicolando il concetto di una barca musicale (come in Spagna, Radio encubierta o in Polonia, Radio na fali) o seguendo la via maestra indicata dagli americani, come i finlandesi con Merirosvoradio.

Questo fiorire di diversi nomi mostra che l'idea di base del film ha colpito un po' tutti, e ognuno l'ha sviluppata a suo modo. Il che è normalmente indice di buon funzionamento della storia. Purtroppo Richard Curtis, che l'idea l'ha avuta, l'ha messa su carta e l'ha pure diretta, si è perso per strada, e il risultato è decisamente inferiore alla aspettative.

Siamo negli anni sessanta, al tempo in cui la swinging London dominava nel mondo. In particolare ci si concentra con il gran ribollire in campo musicale che determinò l'affermarsi della musica pop come la conosciamo noi oggi.

Ci viene detto che nel 1966 la BBC dedicava meno di tre quarti d'ora al giorno a questa nuova musica. Sembra strano oggi, ma bisogna ricordare che BBC Radio One nacque solo nel 1967, appunto come risposta alle radio pirata, e che John Peel, il DJ per antonomasia per chi abbia una certa età, prima di passare alla neonata Radio One aveva per l'appunto lavorato brevemente in una radio pirata.

Si parla dunque di una fantomatica radio pirata che trasmette da una nave ormeggiata poco fuori dalle acque territoriali inglesi. I riferimenti (decisamente rielaborati) sono alla mitica Radio Caroline, la più popolare tra le sue simili.

Il capitano è Quentin (Bill Nighy) che gestisce commercialmente la baracca, è il padrino di Carl (Tom Sturridge) ragazzetto in crisi esistenziale, spedito dalla madre sulla nave dopo essere stato espulso da scuola. I problemi di Carl pare abbiano origine dal fatto che non sappia chi sia suo padre, e non ci vuole un genio per capire perché sia stato mandato proprio lì.

Il DJ più famoso a bordo è un americano che si fa chiamare il Conte (Philip Seymour Hoffman), almeno fino a quando arriva a bordo Gavin Kavanagh (Rhys Ifans) con conseguenti schermaglie tra i due. Tra gli altri DJ notiamo lo spaccone Doctor Dave (Nick Frost) e il timido Simple (Chris O'Dowd). Seguono svariate complicazioni, spesso di natura sessuale (in linea con il periodo, posto in una fortunata area di relativa pace sociale, in cui le malattie veneree erano meno problematiche che in passato, e l'AIDS era uno spettro ancora lontano nel futuro), esacerbate dalla decisione del governo inglese, rappresentato da un cattivissimo Kenneth Branagh e dal suo scagnozzo Jack Davenport, di mettere una fine all'esperienza di Radio rock.

Prima che possa giungere la catastrofe finale, arriva a bordo brevemente pure la madre di Carl, nientemeno che Emma Thompson, così che si risolva il mistero della paternità segreta.

Credo sia il primo film ad avere di nuovo assieme la Thompson e Branagh, ultima apparizione comune in Molto rumore per nulla del 1993. Entrambi hanno partecipato alla saga di Harry Potter, che è una specie di catalogo degli attori inglesi contemporanei, ma lui appare solo ne La camera dei segreti, mentre lei è ne Il prigioniero di Azkaban, L'ordine della Fenice, I doni della morte / 2. Ma anche in questo film quella che è stata la coppia più bella del cinema inglese non ha modo di scambiare nemmeno una battuta.

13 commenti:

  1. davvero è un film memorabile
    anche come documento storico: quello che è stato da noi il '68, lì era nato due anni prima sotto forma di rivoluzione rock
    degno di nota che la reazione contro la beat generation (compresa la legge che negava le frequenze alle Radio Boats) partiva dal governo laburista di Harold Wilson

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    1. Più che documento storico, lo definirei un invito ad informarsi su fatti poco noti che pure hanno il loro interesse.

      Tra i molti aggiustamenti, non è che esistesse una unica radio pirata (capace di catalizzare l'ascolto di venti milioni di persone, tra l'altro), e il finale alla Titanic è completamente inventato.

      Il fenomeno delle radio pirata è decisamente complicato, e non lo legherei esclusivamente al cambiamento di gusti musicali. Lo direi più figlio dell'internazionalizzazione portata dai nuovi mezzi di comunicazione. Se era relativamente facile limitare la distribuzione della carta stampata, l'uso delle onde radio rende molto più difficile la gestione di un monopolio.

      Sono d'accordo, il contrasto alle radio pirata, almeno in UK, non era dovuto a problemi politici.

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  2. Quoto Marco, per me è stato anche una sorta di documento storico dato che non sapevo che in quel periodo c'era chiusura mentale anche in ambito musicale.
    E complimenti per aver controllato qual è stato il titolo del film nel resto del mondo.

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    1. Che ci vuoi fare, ognuno ha le proprie curiosità ;-)

      Checché ne dica Curtis, non mi pare che fosse un problema di chiusura mentale. Infatti la reazione del governo inglese è stata quella di rendere legislativamente più difficile la vita delle radio pirata, e creare un loro formidabile rivale, BBC Radio One.

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  3. Film carino, ma niente di più, al contrario della spelndida colonna sonora.

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    1. Hai ragione, ho dimenticato di citare la colonna sonora, che è ovviamente del tipo compilation canzoni d'epoca, e include cose come A whiter shade of pale dei Procol Harum, Father and son di Cat Stevens (che a dire il vero è successiva ai fatti narrati, ma in effetti la sentiamo solo noi, non è un disco usato dalla radio). C'è anche qualcosa dei Rolling Stones (Jumpin Jack Flash, Let's spend the night together) ma niente dei Beatles. Si vede che costavano troppo.

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    2. Aggiungerei "Eleonore" dei Turtles, in italiano "Scende la pioggia" di Gianni Morandi.

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  4. E' un documento storico, ma è Curtis a scriverla, quindi si ride e si immagina cosa ci sia di vero. Non citare la colonna sonora non è un delitto, perché si và più a fondo, per capire come il Rock sia cresciuto.
    Ora vado su IMDB per vedere se ci sono i titoli rimaneggiati per i film...

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    1. Eh, certo, i titoli li ho presi da san IMDB.

      Sarà perché ho avuto una fidanzata studentessa di storia (secoli fa, anzi, letteralmente, nel secolo scorso), ma quando si parla di documenti storici ci vado sempre con i piedi di piombo.

      Si parla di fatti storici, ma rielaborati senza andare per il sottile. Credo che tu abbia ragione, l'interesse di Curtis sembra essere quello di raccontarci quella che era l'atmosfera del tempo.

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    2. Beh, anche Studio aperto parla di documenti storici...

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    3. Sarà per questo che non lo guardo?

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    4. Molto O.T.
      Ogni tanto, all'ora di pranzo, mi diverto a tornare a Studio Aperto, ed eccoli, parlano di Abberluscone. Per fortuna c'è RaiNews....

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    5. che pazienza ci vuole per essere italiani!

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