Come si capisce meglio dal titolo originale, Mad Max 2, si tratta del seguito di Interceptor, ma può essere tranquillamente visto a prescindere dal precedente episodio. A parziale discolpa dei distributori italiani questa volta si può citare il titolo dato alla pellicola (che naturalmente è australiana) negli USA, The road warrior, anche se, a dire il vero, Interceptor, la supermacchina di Mad Max non ha un gran ruolo e per di più esce di scena con un gran botto a metà film.
I primi minuti vengono spesi in una sorta di cinegiornale in bianco e nero che fornisce una vaga spiegazione alla situazione in cui ci troviamo, una sorta di scenario post atomico in cui l'umanità è ridotta in una stracciona miseria. Si nota una sostanziale differenza con Mad Max 1, se lì sembrava che, più o meno, non ci fossero particolari problemi di approvvigionameno, qui manca tutto. Max campa mangiando cibo in scatola per cani; ci si ammazza per poche gocce di benzina; anche i proiettili sono contingentati.
Più che un seguito sembra una riscrittura, più convincente, della stessa idea. Tralasciando qui i motivi che hanno spinto il protagonista (sempre Mel Gibson, naturalmente) ad una vita errabonda e solitaria, il regista e sceneggiatore George Miller si concentra maggiormente a disegnare una serie di bizzarri personaggi e a vedere come si comportano in questo mondo immaginario.
Anche qui il riferimento è al Far West anche se, rispetto al primo episodio, l'azione ha come spunto principale i film dei pionieri, dove la carovana veniva assediata dagli indiani. A far da cattivi sono più o meno gli stessi brutti ceffi del primo episodio, anche se ora non sono espressamente caratterizzati come motociclisti quanto ... boh, strani personaggi punk rock vagamente sadomaso, direi.
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