Un capolavoro.
In bilico tra neorealismo e la fuga dalle realtà, Federico Fellini narra la tragica storia di Zampanò (un ottimo Anthony Quinn doppiato egregiamente da Arnoldo Foà), un miserabile artista di strada che letteralmente compra, per diecimila lire e un po' di cibo, Gelsomina (Giulietta Masina - strepitosa), sorella un po' strana della sua precedente assistente, morta in circostanze non chiarite prima dell'inizio del film, perché lo aiuti nel suo lavoro. Gelsomina si rivela essere un disastro ma, in un qualche modo che nessuno dei due riesce a confessare nemmeno a sé stesso, nasce uno strano amore fatto di scontrosità e incomprensioni.
Un terzo incomodo, un equilibrista detto il matto (Richard Basehart), si inserisce nella vicenda, scatenando le ire di Zampanò, che viene deriso per la sua pochezza, e facendo scoprire a Gelsomina che è ben più del nulla che lei pensa di essere.
Zampanò si vendica degli scherzi subiti a cazzotti ma, tragicamente, il matto muore, fatto che porta Gelsomina alla follia. Zampanò, spaventato, la abbandona lasciandole un po' di soldi e la tromba.
Nel finale ritroviamo Zampanò alcuni anni dopo, ormai ridotto all'ombra di sé stesso. Sente una donna cantare il motivo (di una triste bellezza da straziare il cuore - opera di Nino Rota, come tutta la colonna sonora) che Gelsomina aveva inventato e suonava continuamente. Gli viene spiegato che Gelsomina, ormai completamente folle, era morta lì.
Solo in quel momento, forse, Zampanò riesce finalmente a capire quanto amava Gelsomina.
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