Il terribile titolo italiano (Don't look now l'originale, che ripropone il titolo del racconto di Daphne Du Maurier da cui è tratto e che segue abbastanza fedelmente) ha comunque un suo perché. A parte una breve introduzione inglese, l'azione si svolge tutta in una Venezia invernale, avvolta dalla nebbia e scolorita, con l'eccezione di qualche tocco di rosso che focalizza l'azione.
Oltre a Venezia, i protagonisti sono Donald Sutherland e Julie Christie - bravi - e la regia è di Nicolas Roeg - media, con alcune intuizioni davvero sorprendenti. E' la prima colonna sonora realizzata da Pino Donaggio, che fa un buon lavoro.
La storia è un tipico racconto gotico inglese. Coppia perde figlia, lei va in depressione, che supera quando una sensitiva (cieca) le dice di aver "visto" la piccola e che sta bene. Lui non apprezza, in quanto ritiene che siano tutte fole solo che, colmo dell'ironia, si scopre che anche lui ha dei poteri da veggente. Non riesce a sfruttarli e mal gliene incoglie. A mio giudizio l'impalacatura della Du Maurier regge con una certa difficoltà, anche a voler accettare il presupposto parapsicologico, e questo indebolisce la trama. Facendo un paragone con una scena, il film rischia di cadere rovinosamente, e si salva solo con il contributo delle maestranze.
Tra i punti forti c'è certamente la scena di sesso tra i protagonisti, diventata mitica sia per quanto fosse esplicita sia per lo spiazzamento temporale indotto inframmezzando l'azione con attimi provenienti dalla scena successiva in cui i protagonisti si preparano per uscire.
Già in apertura abbiamo assistito a un montaggio alternato tra la scena in cui i due protagonisti erano placidamente in casa e quella in cui i figli giocavano all'esterno. Qui lo spezzamento dell'azione serve a far crescere la tensione - e ci riesce benissimo. Nella scena di sesso, invece, crea uno strano effetto straniante, quasi che il tempo non fluisca più in modo continuo. Più classico l'uso del montaggio alternato nel finale, ma anche lì molto efficace.
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