Harry Potter e il prigioniero di Azkaban

Columbus passa il timone ad Alfonso Cuarón che continua l'opera di maturazione della serie. Dalle atmosfere disneyane siamo passati in un ambito che direi vicino a Tim Burton. Anche la colonna sonora, sempre di John Williams, contribuisce a modificare la percezione dello spettatore nella stessa direzione.

Il trio di protagonisti cresce, e l'avventura assume un non so che da Signore degli anelli, con Potter (Daniel Radcliffe) sempre più novello Frodo che si trova ad essere al centro dell'attenzione, sviando lo sguardo dei nemici dal gran lavoro fatto da tutti gli altri. Più che Rupert Grint (nei panni di Ron Weasley), ho notato come Emma Watson stia rapidamente abbandonando l'infanzia per portare il personaggio di Hermione Granger nell'età adulta.

A dire il vero è un po' mostruosa questa saga che lega gli attori per così lungo tempo ad un ruolo fisso. Dolorosa eccezione per Richard Harris che viene sostituito da Michael Gambon.

Entrano in gioco nuovi comprimari, David Thewlis in particolare, poi Gary Oldman, che ha l'occasione per un duetto con Alan Rickman, Emma Thompson sopra le righe in un personaggio al limite del fuori di testa. Particina per Julie Christie, e quasi una apparizione per Timothy Spall, in un altro personaggio molto da Signore degli anelli, come verrà meglio evidenziato nei prossimi episodi.

2 commenti:

  1. il miglior film della serie, per me
    Cuaron è un mago: le scene con l'ippogrifo, che sembra capace di volare fino sulla luna (come nell'Orlandofurioso), sono MAGICHE
    e i Dissennatori?
    peccato che non lo abbiano confermato (Cuaron voleva solo un pizzico di libertà negli episodi successivi)

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  2. Se non cambio idea vedendo l'ultimo episodio, sono d'accordo. Mi è piaciuto anche la Fenice, ma Cuarón è più bravo di Yates, c'è poco da fare.
    Peccato davvero.

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