I fiumi di porpora

A Jean-Christophe Grangé, che ha scritto il romanzo e ne ha curato la trasposizione cinematografica assieme a Mathieu Kassovitz (anche regista), va riconosciuto il credito di una storia che, seppur navigando nelle acque tranquille del genere, non scade nella banalità. Ma gli va pure imputato un finale poco soddisfacente. C'è da dire anche che l'origine letteraria delle sceneggiatura è visibile nei dettagli poco spiegati, quasi un rimando a leggersi il libro per capire quello che sta accadendo. Ci si può comunque godere un'ora abbondante di azione, intrighi, indagini, qualche truculenza, inseguimenti, spari, scazzottate, scenette romantiche e comiche, per poi rassegnarsi alla chiusa sottotono.

Un superpoliziotto parigino (Jean Reno) viene spedito in Savoia per indagare su di un macabro omicidio. Le circostanze sono talmente bizzarre da far pensare ad un pazzo scatenato, ma rapidamente l'intreccio si infittisce, facendo puntare gli indizi verso la locale università, che sembra essere una sorta di esercizio di stile elitario in salsa paranazista. In parallelo seguiamo l'indagine di un altro poliziotto (Vincent Cassel) dai metodi poco ortodossi. Nel paesino in cui è stato assegnato succede finalmente qualcosa: una tomba danneggiata, e una irruzione notturna in una scuola elementare. Poca roba, sembrerebbe. Ma, seguendo il suo istinto, scopre che c'è dietro qualcosa di più, al punto che le indagini dei due si intrecciano e finiscono per diventare una sola.

La coppia Reno-Cassel funziona, Kassovitz fa vedere di saperci fare, l'ambientazione alpina è usata a dovere, e anche la colonna sonora fa la sua parte. Particina per Dominique Sanda.

4 commenti:

  1. "Finale poco soddisfacente" Proprio vero, io non l'ho mica capito: fino ad un certo punto mi era tutto chiaro, tutto filava liscio, verso la fine -forse mi sono distratta, non ricordo- mi sembrava di vedere un altro film e non ho capito più niente!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho letto da qualche parte ai tempi una intervista a Cassel in cui ammetteva di non aver capito nemmeno lui la storia! Diceva che Kassovitz aveva spinto per rimuovere dalla sceneggiatura le spiegazioni, perché gli rallentavano il ritmo.

      Questa era la mia seconda visione e, approfittando dei ricordi, credo di aver capito quasi tutto. Anche se ci sono svariati punti oscuri che credo solo la lettura del romanzo possano chiarire. Il finale mi ha poco soddisfatto perché mi è sembrato piuttosto scontato. Però è vero che, volendo stare nel film di genere, c'è rimasto ben poco da inventare.

      Elimina
    2. Meno male, non sono l'unica scema :)

      Elimina