Il dittatore

Dopo Borat e Brüno, arriva Aladeen. Sempre con la regia di Larry Charles, ma con uno stile che (finalmente!) si fa più cinematografico e meno documentaristico. A dire il vero la tentazione di girare le sequenze al limite dell'improvvisazione rimane, e sui titoli di coda vediamo ad esempio come una scena (quella del furto della barba) sia stata girata più volte provando una vagonata di battute diverse, proprio per trovare una mediazione tra la recitazione scritta e quella più estemporanea (credo).

Solita comicità alla Sacha Baron Cohen, spesso scorretta, eccessiva, graffiante, e a tratti anche rivoltante. Gli stomaci delicati siano avvertiti. Il difetto è anche quello dei film precedenti, difficile tenere la tensione comica per il tempo di un lungometraggio, se la sceneggiatura non è sufficientemente robusta. E dunque ci sono dei momenti di stanca, scene che non colgono nel segno, scambi poco riusciti. Noto comunque una continua crescita di SBC come attore; si è visto cosa riesce a fare quando a dirigerlo è Scorsese (in Hugo Cabret, naturalmente), e vedremo cosa sa fare in due titoloni, I miserabili con la direzione di Tom Hooper e soprattutto il Freddie Mercury di Stephen Frears, che lo vedrà come protagonista.

Numerose le citazioni di altri film ne Il dittatore, ineludibile il confronto con Il grande dittatore di Chaplin, che ovviamente resta un riferimento lontano, a cui si aggiunge il più abbordabile (e direi superato senza sforzo) Il principe cerca moglie di Landis. In questo caso il dittatore è una specie di Gheddafi, che però è molto più sciocco, ed ha una passione per i sosia (alla Saddam), oltre che per le belle donne (come Megan Fox). Recatosi a New York per tenere un discorso all'ONU, scampa fortunosamente al tentativo di omicidio di un temibile killer (John C. Reilly), si trova senza abiti e senza barba a combattere contro l'insidioso piano dello zio (Ben Kingsley) che vuole spodestarlo per arricchirsi col petrolio. Protetto da una radicale femminista ecologista (Anna Faris) che lo scambia per un dissidente, e aiutato da uno scienziato pazzo che pensava di aver fatto giustiziare (per una futile discussione sulla forma del razzo atomico con cui avrebbero voluto distruggere Israele), si impegna nella missione di riconquistare la sua carica. Ci riuscirà, e troverà pure l'amore.

La scena madre è nel finale, quando il dittatore, per difendere la sua dittatura, fa notare quanto sia imperfetta la democrazia. Ma poi si confonde, vede la donna di cui si è innamorato, decisamente imperfetta anch'ella, e stabilisce un delirante, ma toccante, parallelo fra le due.

3 commenti:

  1. concordo: c'è molto di IL PRINCIPE CERCA MOGLIE (protagonista onnipotente in patria si trova a disagio nel Queens...)
    il guaio è che Coen NON CREDE NELLA DEMOCRAZIA come la vediamo in Occidente e il discorso finale lo conferma
    però vorrei tanto che chiedesse ai Siriani cosa pensano di Assad e se non lo cambierebbero con Obama

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    1. Secondo me non è proprio così. E' vero che la prima parte del discorso sembra demolire la democrazia occidentale, mostrando quanto, sostanzialmente, possa rischiare di essere quasi indistinguibile da una oligarchia, se non da una dittatura. Ma credo che la seconda parte chiarisca il pensiero di Baron Cohen: la democrazia è bruttina, le puzzano le ascelle, ha delle idee stravaganti, e a volte sembra proprio sciocca. Ma se la conosci te ne innamori.

      Credo che SBC non faccia un numero sui siriani come quello che suggerisci solo perché non regge comicamente. Forse potrebbe organizzare una campagna presidenziale per Obama in Siria, ma non è abbastanza oltraggioso. Meglio Calderoli?

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  2. Non l'ho ancora visto!

    Grazie mille per il commento e per avermi segnalato l'errore :)

    CIAO!!!

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