Per François Mitterrand e, immagino, per molti altri francesi, uno tra i migliori film sulla rivoluzione francese è proprio questo, da loro è noto col titolo di La nuit de Varennes. Dunque come per la trilogia del dollaro, dove Sergio Leone è considerato maestro dello western, qui abbiamo Ettore Scola che mostra come il cinema italiano era (e secondo me sarebbe anche adesso) tranquillamente capace di sbancare in tutto il mondo.
L'episodio narrato è quello della tentata fuga di Luigi XVI e famiglia, bloccati a Varennes sulla strada per il confine. Come spesso accade nei film di Scola (sua la sceneggiatura non originale, in collaborazione con Sergio Amidei, altro personaggio mitologico del cinema italiano, al suo ultimo lavoro), la vicenda storica viene seguita lateralmente, e infatti il povero Michel Piccoli, che teoricamente intepreterebbe il personaggio principale (è lui il re) non è nemmeno citato nel cast, ha solo poche battute in una scena nel finale, in cui lo si vede dal ginocchio in giù.
Seguiamo invece le vicende di alcuni personaggi che più o meno casualmente finiscono per fare assieme parte dello stesso percorso, partendo da Parigi poche ore dopo la famiglia reale, e giungendo a Varennes giusto in tempo per assistere all'arresto. Una dama di compagnia della regina (una luminosa Hanna Schygulla) ha un misterioso incarico che consiste nel portare un pacco in località sconosciuta. Un gran ficcanaso, che risponde al pomposo nome di Nicolas Edmé Restif de la Bretonne, considerato oggi il padre della moderna pornografia, e che aveva uno stile di scrittura tale da poterlo considerare anche padre del giornalismo di inchiesta (interpretato da Jean-Louis Barrault), annusa la traccia e si lancia all'inseguimento (da notare che è sull'anzianotto spinto). Casualmente sulla carrozza si trovano anche il rivoluzionario americano Thomas Paine (Harvey Keitel), una cantante lirica italiana (Laura Betti), uno studente e altri personaggi meno interessanti. Inoltre, il de la Bretonne incapperà in nientemeno che Giacomo Casanova in disarmo e in incognito (Marcello Mastroianni, un nome una garanzia), attirandolo nella compagnia.
I diversi personaggi, ognuno con un suo proprio punto di vista, illuminerà la storia secondo una diversa prospettiva. Inoltre c'è un cameo di Jean-Louis Trintignant (è il candelaio di Varennes che si trova ad ospitare re e famiglia) e di Enzo Jannacci (è il guitto che racconta il film, in pratica una personificazione del regista).
Anche il cast tecnico è eccellente, bella la fotografia di Armando Nannuzzi, piacevole la colonna sonora di Armando Trovajoli (che include anche un accenno al Don Giovanni di Mozart canticchiato da Mastroianni e la Betti), scenografie di Dante Ferretti che, incrociate con i costumi di Gabriella Pescucci, danno un risultato affascinante.
Il film è dedicato a Sergio Amidei. Nel mio piccolo, dedico la visione a Jannacci e Trovajoli.
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