Nella terza stagione non vale la regola dell'episodio centrale meno forte. Ho avuto qualche limitata perplessità su Il banchiere cieco (prima stagione) e su I mastini di Baskerville (seconda stagione), ma non qui.
In questo caso la parte del leone la fa il matrimonio tra John Hamish (*) Watson (Martin Freeman) e Mary Elizabeth Morstan (Amanda Abbington). Delle rare somiglianze con Il segno dei quattro di Conan Doyle ho parlato quando ho commentato la mia prima visione di questa puntata, ora mi limito a sottolineare come anche questa volta si sia mantenuto lo schema di accennare al supercattivo del momento nel primo episodio dell'annata, e dedicare allo scontro tra questi (**) e Sherlock Holmes (Benedict Cumberbatch) il finale di stagione.
Succede così che in questa puntata Sherlock non ha un avversario al suo livello con cui combattere, ma passa il tempo a combattere con i suoi demoni, che sono poi il suo complesso di inferiorità nei confronti del fratello Mycroft (Mark Gatiss), l'attrazione irrisolta per Irene Adler (Lara Pulver), l'invidia per l'umanità del dottor Watson, la sua quasi totale incapacità di relazionarsi con gli umani.
(*) Il middle name del buon dottore ha un ruolo importante nello sviluppo.
(**) Jim Moriarty (Andrew Scott) nelle due precedenti stagioni.
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