Come ogni buon pilota di una serie, ha lo scopo di mostrare chi sono i personaggi principali, in che ambiente si muovono, e cosa ci si può aspettare dagli altri episodi. Il titolo stesso è un indizio non trascurabile, essendo una evidente reinterpretazione del primo romanzo di sir Arthur Conan Doyle (*) dedicato alle avventure di Sherlock Holmes.
Si parte spiegandoci che John Watson (Martin Freeman) è, come vuole la tradizione, un medico militare che è appena tornato in patria dopo aver combattuto in Afghanistan. La differenza sostanziale è che siamo ai nostri giorni. Il dottore sembra soffrire di un disturbo post-traumatico da stress in seguito all'esperienza, e non sembra che il supporto psicologico che ha gli possa giovare molto. Per sua fortuna incontra un vecchio amico, che lo introduce ad un pazzo scatenato (**), Sherlock Holmes (Benedict Cumberbatch), cosa che cambierà radicalmente la vita di entrambi.
I due vanno a vivere al 221/B di Baker Street, come affittuari della dolcemente svitata signora Hudson (Una Stubbs), il che, essendo cambiati i tempi, crea spesso l'equivoco che i due siano una coppia romantica, cosa che non fa nè caldo nè freddo a Sherlock ma che crea qualche dispiacere al buon dottore.
Facciamo la conoscenza dell'investigatore Lestrade (Rupert Graves) di Scotland Yard che, contrariamente all'originale, tiene in gran considerazione Holmes, e non vuole semplicemente sfruttare le sue capacità induttive come faceva l'originale. Entrano subito nell'intrigo anche il fratello maggiore di Sherlock, Mycroft, e il supercattivo Moriarty.
Il caso ha una certa somiglianza con quello originale, ma è stato frullato e adattato al punto tale che lo spoiler risulta limitato e l'episodio mantiene comunque un'alta godibilità anche dal punto dello sviluppo giallo.
Rispetto alla mia prima visione, questa volta mi sono goduto di più gli sviluppi sul versante umoristico, perché conosco meglio i personaggi, e perché questa volta l'ho visto in italiano. In negativo, la voce originale di Cumberbatch è estremamente più interessante di quella del doppiatore italiano, profonda e con un non so che di minaccioso che meglio si addice al personaggio. In italiano sembra più di avere a che fare con un teenager petulante.
(*) Uno studio in rosso. In originale A study in scarlet diventa A study in pink.
(**) Che più avanti nella narrazione ci terrà a specificare di non essere uno psicopatico bensì un sociopatico altamente funzionale.
Ottimo questa decisione di riprendere Sherlock, ma ti sei di nuovo arenato con Poirot?
RispondiEliminaMi sto preparando alla ormai imminente quarta (ultima?) stagione sherlockiana. Poirot procede, con lentezza ma procede.
EliminaVolevo dirti che, nella tredicesima ed ultima stagione di Poirot, ci sarà qualcuno che ricorderà molto il caro Moriarty, in un episodio scritto proprio da Mark Gatiss...
EliminaGrazie, con i miei tempi ci metterò un bel po' ad arrivare a quel punto, ma me lo segno!
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