Il club di Jane Austen

Film che in qualche modo fanno riferimento a Jane Austen ne escono di continuo. Vedasi l'ortodosso Orgoglio e pregiudizio (2005)di Joe Wright o la riscrittura sbarazzina di From Prada to nada (2011). Qui invece si parte da un romanzo (Karen Joy Fowler) che usa l'opera omnia della Austen come base di un racconto corale con lo scopo di mostrare quanto di austeniano ci sia un po' in tutte le coppie romantiche (*).

Credo che il problema principale sia da addebitarsi a Robin Swicord, la quale, pur avendo una buona esperienza di sceneggiature, era qui alla sua prima regia. Magari avrebbe dovuto affrontare un compito meno complicato. I troppi personaggi hanno poco tempo a disposizione, e non riuscono ad emergere nella complessità che, immagino, avevano su carta.

Jocelyn (Maria Bello) è in un momento difficile della sua vita, il suo compagno di vita del momento è morto, e il fatto che sia un cane non rende il suo lutto meno drammatico. Le sue amiche, la pluridivorziata Bernadette (Kathy Baker) e la strenuamente monogamica Sylvia (Amy Brenneman), stanno cercando di inventarsi qualcosa per starle più vicino quando una nuova tegola si abbatte su di loro. Daniel (Jimmy Smits), dopo vent'anni di matrimonio, pensa che sia una buona idea separarsi da Sylvia per esplorare una alternativa.

L'incontro fortuito tra la petulante Bernadette e Prudie (Emily Blunt), scatena l'idea di creare un gruppo di lettura dedicato ai Jane Austen. I libri da leggere sono sei, i lettori al momento sono quattro, vengono reclutati a forza altri due elementi che sembrano molto stonati. Allegra (Maggie Grace), che ha il solo torto di essere figlia di Sylvia, e Grigg (Hugh Dancy) che si è preso una cotta a prima vista per Jocelyn.

Il resto del film procede tra letture, paralleli tra l'opera della Austen e l'attualità dei personaggi, incomprensioni tra i sei, fino ad un immancabile lieto fine di gruppo.

(*) O almeno, così credo di aver capito.

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