Avevo già sentito di cortometraggi cresciuti fino a diventare lungometraggi, ma per me è la prima volta che un trailer di film inesistente (era in Grindhouse) subisce l'incredibile trasformazione. Responsabile principale della faccenda Robert Rodriguez, che pare abbia rimuginato sulla storia di questo personaggio in bilico tra il leggendario e il ridicolo per una quindicina d'anni, prima di metterla in scena.
Girata come se fosse una (pessima) pellicola anni settanta, combina in sé tematiche, ingenuità, svarioni, di svariati generi in voga nel periodo, rimescolandoli in una maniera che mi è risultata indigesta.
Il protagonista eponimo (Danny Trejo) è un federale messicano che cade in una trappola del suo arcinemico, un narcotrafficante imbolsito (Steven Seagal) che non ha un gran rispetto per la vita, e infatti gli ammazza moglie e figlia, anche se è così distratto da pensare da mancare di completare l'opera. Infatti questo è solo il prologo, e dopo i titoli di testa, e alcuni anni, ritroviamo Machete sano e salvo ma dall'altra parte del confine. Una affascinante poliziotta (Jessica Alba) dell'immigrazione USA dal nome preoccupante (Sartana) lo tiene sott'occhio, come pure una procace venditrice nachos (Michelle Rodriguez) che si scoprirà essere a capo di una organizzazione che aiuta i clandestini, sotto il nome di battaglia di She (ogni riferimento al Che sembra troppo grossolano per essere vero, dunque forse lo è).
È pure tempo di elezioni, e il senatore in carica (Robert De Niro, sprecato come al solito) ha posizioni ferocemente anti-immigrati, al punto di coltivare l'hobby di prenderli a schioppettate nottetempo in compagnia di una banda di esaltati capitanati niente meno che da Don Johnson. Il braccio destro del senatore (Jeff Fahey), che ha una figlia tossica e molto disinibita (Lindsay Lohan) e una moglie non da meno, ed è pure in affari con il narco arcinemico del Machete, ha una idea geniale per far risalire i sondaggi del suo capo, prendere un fesso a caso, ovvero il Machete, pagarlo per sparare al senatore, e ucciderlo prima che possa eseguire il compito.
Machete rimane solo ferito, medita vendetta e chiede aiuto al fratello prete (Cheech Marin). D'altra parte i cattivi chiedono aiuto ad un superkiller a pagamento (Tom Savini), con tanto di filmato promozionale. La matassa si sbroglia con l'aiuto di carneficina finale.
Ce n'è un po' per tutti i gusti, mi sembra molto citato il cinema italiano a basso costo del periodo, horror, soft-porno, spaghetti-western, mescolato con riferimenti molto più americani ai film da giustiziere alla Bronson, e perfino i film politici dalla parte degli immigrati.
Alcune scene mi hanno fatto ridere, ma, per quanto intenzionali, l'eccesso di truculenza e la sciatteria generalizzata (sceneggiatura, regia, recitazione) alla lunga mi hanno dato fastidio.
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