Film corale ad incastro, alla America oggi, Magnolia, Bobby, Traffic (eccetera). Il tema di fondo è di quelli molto spinosi, capaci di generare problemi un po' a tutti i livelli, e infatti leggo che il regista-sceneggiatore (Wayne Kramer) c'è rimasto molto male quando la produzione (Weinstein) gli ha tagliato 20 minuti del film, con conseguente sparizione dell'intera parte di Sean Penn. In teoria Kramer avrebbe avuto il diritto di approvare il montaggio finale, ma pare che sia stato messo di fronte all'alternativa di avere il film come lo voleva lui, distribuito direttamente su DVD, o la versione amputata ma con la distribuzione in sala.
Pur smussato nei toni, il film ha dato fastidio a molti, mostrando l'idiozia del sistema di regolamentazione degli accessi negli USA. Il personaggio chiave che lega le varie vicende è quello di Harrison Ford, un agente del reparto di polizia che si occupa della faccenda. Tendenzialmente sarebbe una brava persona, e cerca di trattare con umanità gli immigrati clandestini che gli capitano, ma sotto la pressione dei colleghi, finisce per non aiutare una messicana, cosa che gli peserà per il resto del film.
Ma non sono solo i messicani a subire le sciocche leggi che limitano la libertà di movimento negli USA, e così seguiamo anche la vicenda di una attricetta australiana (in realtà la londinese Alice Eve) e di un cantante inglese (Jim Sturgess). Per ottenere il permesso di residenza lei si prostituisce, lui si finge religioso ebraico.
Mettiamoci poi anche la paranoia post undici settembre, e otteniamo anche il bel risultato di una famiglia smembrata per timore che una ragazzina possa darsi al terrorismo.
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