Gran finale con un doppio episodio che porta (finalmente) il governo alle elezioni. La prima avvisaglia dell'incombente catastrofe è la breve, e prima da tempo immemorabile, vacanza di Malcolm Tucker (Peter Capaldi). Come suo sostituto viene preso Steve Fleming (David Haig), antico rivale che Malcom aveva contribuito ad eliminare ancor prima dell'inizio della prima stagione. Costui riesce a far sì che il ministero retto da Nicola Murray (Rebecca Front) faccia ancor più disastri del solito, di cui Malcom, tornato dalle vacanze, non intende farsi carico.
La situazione politica è però così delicata che nemmeno Malcom si può più considerare intoccabile, e infatti Steve riesce ad usare le conseguenze del suo proprio errore per causare le dimissioni del suo avversario.
Breve periodo di smarrimento per Malcom, che pensa pure di dedicarsi ad altro, e sarebbe sul punto di accettare un'offerta della BBC, se non fosse una specie di suicidio mediatico. Per sua fortuna, le sue dimissioni non hanno stabilizzato la maggioranza, al contrario, le varie fazioni, ora che non c'è più il suo ferreo controllo, stanno affilando le armi per lo scontro finale. Julius Nicholson (Alex Macqueen), che pure ha contribuito alla sua cacciata, lo richiama al potere, sia pure in un ruolo esterno, affidandogli in pratica le stesse mansioni di prima.
Anche l'opposizione si prepara per le elezioni, e viene richiamato Cal Richards (Tom Hollander) a rimpiazzare, anche se teoricamente fornisce solo supporto esterno, lo spin doctor. I suoi modi sono brutali almeno quanto quelli di Malcom, al punto che è noto come "the fucker", e il ministro ombra Peter Mannion (Roger Allam) dopo pochi minuti si rende conto di quanto gli fosse andata relativamente bene, fino a questo punto.
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