Come spesso accade nei film di Lars von Trier, non è semplicissimo raccontare quel che succede, e nemmeno quale sia il suo significato. Le allegorie si sprecano, e ognuno si può divertire ad interpretarle come più gli aggrada.
Come prima approssimazione si potrebbe dire che si parla di una travagliata storia d'amore che si svolge in Scozia nei primi anni settanta tra Bess (una eccellente Emily Watson al suo debutto cinematografico) e Jan (Stellan Skarsgård). I due formano una coppia alquanto bizzarra, dove lei sembra una bambina timorosa di tutto, anche a causa di un qualche problema mentale, e lui un orso che se la potrebbe mangiare in un sol boccone. Eppure si amano teneramente, sono proprio fatti uno per l'altra. Il problema è che lui lavora sulle piattaforme petrolifere, e dunque si possono vedere molto di rado.
Bess proprio non ce la fa ad andare avanti così, e finisce per chiedere a Dio di riportargli il suo Jan. Con Dio Bess ha un rapporto simile a quello di don Camillo, i due si fanno gran chiacchierate dove Dio cerca di spiegare a Bess come funzionano le cose. Solo che qui a fare entrambe le parti è la sola Bess, il che aggiunge un tocco ancor più inquietante al fatto. Insomma, Dio non è per niente contento di come Bess manifesti il suo amore per Jan, e decide di metterla alla prova. O almeno, questo è quello che deduce Bess. Infatti Jan torna a casa, ma in seguito ad un grave infortunio che lo lascia più morto che vivo.
Non si capisce bene come o perché, ma Jan, vedendosi ridotto all'ombra di sé, spinge Bess ad andare con altri uomini. Forse lo dice per amore di lei, convinto com'è di essere vicino alla morte, pensa che Bess si debba trovare qualcuno che la aiuti a superare il trauma (ci viene accennato che in occasione della morte del fratello, Bess aveva avuto una crisi nervosa). Forse è il Dio di Bess che parla tramite lui, come sembra quando Jan vaneggia a proposito di un autobus. Forse, come suggerisce la cognata di Bess, Dodo (Katrin Cartlidge, anche lei molto brava), Jan parla a caso, tra il colpo che ha preso e le massicce dosi di farmaci che assume costantemente. O forse, come lo stesso Jan dice in un momento di lucidità, qualcosa di brutto gli è entrato nel cervello.
Le cose peggiorano rapidamente, al punto che Bess deciderà di farsi massacrare da un marinaio (Udo Kier) dalle tendenze sadiche convinta che questo servirà a salvare la vita di Jan.
Aggiungiamo pure che le tecniche usate da Von Trier in questo film anticipano buona parte di quelli che saranno i dettami del Dogma 95, quindi una camera e a mano, montaggio ridotto all'essenziale, niente luci di scena, niente colonna sonora (se non nei brevi intermezzi che introducono i capitoli in cui è divisa la storia). Il risultato è che bisogna avere una certa predisposizione per affrontare le due ore e mezza abbondanti della pellicola.
Caspita, non so se ce la farei a reggerlo...
RispondiEliminaDiciamo che non è un film che guarderei in tv con un gruppo di amici mangiando pizza e bevendo birra.
EliminaMa guarda, cred di essere una delle poche persone che ha sempre ritenuto Bess una povera pazza psicopatica e potenzialmente pericolosa per sè e gli altri.Il film ovviamente non mi è piaciuto per nulla, nonostante all'epoca sia stato presentato come un capolavoro. Indubbia la bravura dei due interpreti.
RispondiEliminaLa tua interpretazione è ovviamente lecita, ma credo avrebbe bisogno di un approfondimento.
EliminaChe Bess sia un pericolo per se stessa mi pare indiscutibile, non vedo però come lo possa essere per gli altri. Sembra uno scricciolo nella tempesta.
Non capisco neanche perché dici che sia ovvio che non ti sia piaciuto. Ti da fastidio il tema del disturbo psichico?
Nonostante la megalomania di Von Trier, non direi che abbia presentato il film come un capolavoro. Non più del suo solito, almeno. Direi piuttosto che è stato recepito come tale da una parte significativa degli addetti ai lavori. E, devo dire la verità, anche secondo me è un titolo importante nella storia recente del cinema. Ma non è un film per tutte le stagioni.