Una storia vera

Il David Lynch che non ti aspetti. Il confronto col contemporaneo Mulholland Drive fa quasi dubitare che si tratti dello stesso regista. Anche se, facendo attenzione, si finisce per notare la stessa mano. A volte, certi movimenti di camera, l'uso della colonna sonora (del fido Angelo Badalamenti), fanno temere che stia per succedere qualcosa di bizzarro, sorprendente e terribile, ma è un film per tutti, distribuito dalla Walt Disney perfino, e anche gli incontri potenzialmente più pericolosi, si risolvono con pochi patemi.

Il titolo originale è un gioco di parole che si è perso nella traduzione. The stright story significa infatti qualcosa come La storia così come è successa, ma anche La storia di Stright, e infatti si narra un episodio della vita di Alvin Straight (Richard Farnsworth, suo ultimo film, già sceriffo in Misery non deve morire), persona realmente esistita e nota alle cronache, per l'appunto, per questa faccenda.

Succede che, ormai ultrasettantenne, ad Alvin viene un colpetto. Niente di terribile, ma il dottore gli fa capire che o cambia le sue abitudini di vita, o deve cominciare a pensare che si stia avvicinando la chiusura di partita. E lui non ha nessuna voglia di rinunciare, ad esempio, ai suoi amati sigari. Succede anche che pure al fratello piglia un colpo, e si suppone che anche a lui resti ben poco da vivere. Bisogna sapere anche che i due hanno avuto un conflitto in passato, e da allora non si sono rivolti più la parola. Vivono entrambi nel mid-west americano, ma ad alcune centinaia di chilometri (pardon, miglia) di distanza. Lui ha una figlia (Sissy Spacek) con qualche problema mentale che vive con lui.

Alvin decide di partire e andare a far visita al fratello, per cancellare quello stupido litigio che li ha separati. Però non può viaggiare in macchina, la figlia non può aiutarlo, e andare con i mezzi pubblici è praticamente impossibile. Decide perciò di partire con il suo trattorino che usa per tagliare il prato.

Gran parte del tempo, come ci si può aspettare, non succede niente. Eppure è un film affascinante. Verso la fine del lungo viaggio (più di un mese), una signora chiede ad Alvin se non ha avuto paura a star solo di notte nel nulla di quelle campagne infinite, con tutta la gente pericolosa che gira. Alvin le risponde che, avendo fatto la guerra in Europa, non trova così preoccupanti le notti all'addiaccio nello Iowa. E in effetti gran parte degli incontri di Alvin sono con gente alla buona, che non vuole altro che essere gentile con lui, come lui lo è con loro.

E forse è proprio questa la chiave di lettura del film.

7 commenti:

  1. Oh che bel film! Quasi quasi me lo rivedo!

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    1. Per me è stata una prima visione, ma penso proprio che prima o poi me lo rivedrò anch'io ;)

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  2. Un film magnifico, con Lynch che pare quasi Eastwood. Bellissimo.

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    1. Per qualche motivo poco chiaro anche a me, Eastwood regista non è che mi attiri molto. Ho visto poca roba sua, e ho in programma Gran Torino. Troppo poco per poter entrare nel discorso, ma mi segno il commento, ci penso su quel due o tre anni, e poi rispondo.

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  3. grazie del cineconsiglio.... lo vedrò presto!

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  4. Beh, in effetti pareva una storia alla Eastwood, ma è il regista che non ti aspetti, una storia semplice che fa da contraltare a tutto ciò che non ti riesci a spiegare di Lynch: l'eccezione...

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