Vesna va veloce

Vesna è un giovanissima ceca (Tereza Grygarová) che arriva a Trieste con uno di quegli innumerevoli autobus che, approfittando della scomparsa della cortina di ferro, portavano gli est-europei in visita lampo ai paesi occidentali. Ma l'idea di Vesna non è quella di tornare indietro, vuole invece stare da noi. A far che, non lo sa bene nemmeno lei. Vorrebbe diventar ricca e, dopo aver accumulato tanti soldi, godersi il semplice piacere di sedersi su una sedia in un bel giardino a prendere il fresco in una tiepida giornata.

Incontra un gran numero di uomini, ognuno che avrebbe una sua storia (nel bene e nel male) da raccontare, ma Vesna va davvero veloce e, solo sul suo percorso fino a Rimini, scivolano rapidamente, lasciando poche o nessuna traccia, un assicuratore (Silvio Orlando) in cerca di tenerezze, un camionista (Tony Sperandeo), un cameriere (Roberto Citran), uno slavo disperato.

Sembra che Vesna a Rimini ci voglia restare, ma continua a correre velocemente da un incontro all'altro, mangia a sbafo in una tavola calda guadagnandosi il maltrattamento da parte del proprietario (Antonio Catania) e snobbando il cameriere (Stefano Accorsi) che cerca di consolarla. Decide invece di dedicarsi alla prostituzione, passando in rassegna, sempre rapidamente, una galleria di personaggi di varia umanità (a partire da un tremendo Ivano Marescotti), fino a che non incappa in Antonio (Antonio Albanese) un cliente a cui si sente attratta, ma solo parzialmente.

Il problema è che Antonio le fa qualche domanda di circostanza sulla sua vita, e rimane stupito quando lei gli dice che la prostituzione non è certo piacevole, ma è sempre meglio di quello che faceva prima - senza che si riesca a capire cosa mai fosse.

Nonostante la diffidenza di Vesna, succede qualcosa che li avvicina, e i due passano qualche tempo assieme, abbastanza per illudere lei che lui la accetti così com'è, e lui che lei possa accettare una vita semplice con lui.

Ma, appunto, è solo una illusione. Lei, evidentemente, non vuole lasciare il giro, lui si sente intrappolato dai silenzi con cui Vesna protegge il suo doloroso e misterioso passato e, complice una serata in un albergo nell'entroterra (il cui proprietario è Marco Messeri), si consumerà la rottura.

Non è il mio film preferito tra quelli di Carlo Mazzacurati (regia e co-scrittura), però è ben rappresentativo della sua cinematografia. Molto viene lasciato alla sensibilità dello spettatore, ognuno può decidere di interpretare anche il finale come meglio gli pare.

Degna di nota la colonna sonora, basata sul sassofono di Jan Garbarek e integrata con canzoni come Ask dei The Smiths e un paio di brani dei Mau Mau.

3 commenti:

  1. Lo ricordo ancora questo film, anche perchè il realismo di Mazzacurati mi è sempre piaciuto...Si vede anche sovente in televisione e devo dire che spesso rivedo qualche spezzone..
    La giudico una buona pellicola..
    Serena serata

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  2. io l'avevo trovato piuttosto poetico... soprattutto se si tiene conto del tema spinoso

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  3. In genere il realismo fa a pugni con una visione poetica, qui invece Nella sottolinea il primo, Cecilia la seconda. E direi che avete ragione tutte e due. La forza della cinematografia di Carlo Mazzacurati stava proprio nel proporre una sintesi tra i due approcci.

    Secondo me, questo non è il suo lavoro più riuscito. Tra quelli che ho visto preferisco Notte italiana (suo primo titolo), Il toro, La lingua del santo. Però il finale, con Vesna che corre corre e nessuno la può fermare più mi ha fatto venire i brividi.

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