Avendo appena visto il Charlot di Attenborough, non ho potuto fare a meno di notare la somiglianza tra il finale di questo, che è il secondo film americano di Alfred Hitchcock (*), con Il grande dittatore di Chaplin. L'uscita quasi contemporanea delle due pellicole mi fa pensare che tra gli europei che avevano attraversato l'oceano fosse diffusa l'esigenza di scuotere gli americani dal loro torpore isolazionista.
Curiosa la storia della sceneggiatura. Nata come trasposizione delle vicende autobiografiche di un giornalista americano, ha subito così tanti trattamenti da diventare irriconoscibile prima che venisse presentata a Hitchcock. Questi avrebbe voluto Gary Cooper per il ruolo principale, che però rifiutò, come aveva rifiutato la parte offertagli da John Ford in Ombre rosse. Joel McCrea, pur non disprezzabile, non mi sembra all'altezza del ruolo.
John Jones (McCrea) è un corrispondente di cronaca nera dalla bassa produttività e alta capacità di mettersi nei guai. Il direttore del suo giornale, l'inesistente New York Globe, vuole dare una scossa alle notizie che arrivano dall'Europa che, pur essendo sull'orlo della guerra, sono molto fiacche. Manda perciò costui, proprio perché completamente estraneo all'ambiente, come inviato speciale a Londra. Tra le cose bizzarre, dato il nome molto piatto, lo costringe a farsi chiamare Huntley Haverstock.
Il nostro Huntley Haverstock/John Jones riesce a mettersi rapidamente nei guai, conoscendo una bella fanciulla, Carol Fisher (Laraine Day), che diventa immediatamente il suo interesse principale, distogliendolo dalla conferenza di pace che dovrebbe seguire. Per sua fortuna, il padre di lei è un esponente politico inglese che ha organizzato l'evento, inoltre, per puro caso, finisce pure per conoscere un olandese, Van Meer (Albert Bassermann), che è un personaggio chiave delle trattative. Tra gli amici di Carol c'è poi un giornalista inglese piuttosto peculiare, Scott ffolliott (George Sanders), che tornerà anche lui molto utile nel dipanarsi dell'intricata vicenda.
(*) Titolo originale Foreign correspondent, come spesso accade trasformato con gran fantasia ingiustificata dalla distribuzione italiana.
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